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Babysitter per un giorno

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C'é chi é portato al contatto con i bambini e chi proprio no.
Fortunatamente faccio parte del primo gruppo, non tanto per qualità pedagogiche elevate, quanto per la mia trasformazione da adulto a infante appena incontro un pupo. La comunicazione facilitata in gesti e pernacchie, in risate a crepapelle e facciacce risulta più facile rispetto a quella persino stitica tra adulti alla cena di lavoro di Lui dove tu non conosci nessuno e passi la serata a fare mezzi sorrisi da idiota.
Comunque.
I bambini ti possono anche piacere, ma averli é tutta un'altra storia. Tu li vedi 10 minuti "ghiri ghiri, cicci cicci" e appena fanno una smorfia verso il pianto li lanci alla mamma che si trova a 1m da te. Niente male no?
Poi però la mamma in questione ti chiede di tenerle il Pupo (per altro di cui avevo già parlato qui), solo qualche ora, nel pomeriggio, perché lei ha un turno extra al lavoro.
Che sarà mai?

COSE CHE UNA NON-MAMMA NON SA E DOVREBBE SAPERE:

1) Parti convinta che al pupo farai fare un bel giro di qua e di là, passeggiando per la città. Ancora non sai che il passaggio "tira fuori il passeggino dal baule - prendi il pupo dal seggiolino spaccandoti la schiena -  mettilo nel passeggino - allaccia i ganci - prendi la borsa - non dimenticare l'acqua  - nemmeno il ciuccio - nemmeno l'orsetto - nemmeno i guantini -nemmeno la sciarpa - ..." é ben più lungo dell'abituale "scendi e risali". Finisci così per scordarti il ticket del parcheggio sul tetto dell'auto, aspettare l'ascensore per un'eternità e appena esci all'aria aperta ti accorgi che forse c'é troppo vento. Ti fiondi in un negozio

2) Entrare ed uscire da un negozio non é impresa facile. Ho capito dopo il secondo che era preferibile scegliere negozi senza porte (ahimé a gennaio non é che ce ne siano molti) o con le porte automatiche (pochi anch'essi). Non mi credi? Ecco, prova ad avere un passeggino e una porta da aprire, preferibilmente con un piccolo scalino. Con una mano cerchi di tenere aperta la porta allungandoti stile elastic girl e con l'altra spingi il passeggino che, evidentemente, andrà storto, facendo passare al pupo un momento da autoscontri. Non pensare che qlc ti aiuterà, nemmeno il papà di quell'altro pupo in giro con la mamma. Ah no. Cavoli tuoi. E nemmeno gli occhioni alla gatto di Shrek serviranno. Inizierai ad entrare di schiena ma ancor prima a rinunciare ai negozi
3) Un pupo di 14 mesi in un negozio? Di certo non frignone, anzi, un tesoro di bambino. Peccato vorrà toccare qualsiasi cosa gli passi tra le mani, dare baci ai manichini esposti, salutare quelli più anziani o quelli giovani e appena assecondi i loro gesti vocalmente *ciao ciao!*  loro nasconderanno la mano facendoti passare per una pazza

4) Passeggiare alle 15.00 di martedì per il centro é una sensazione nuova. Per la prima volta ti rendi conto che c'é un sacco di gente che é in giro a bighellonare esattamente come te. Chi nei negozi, chi al bar, chi semplicemente a spasso. Ti rendi conto che il mondo, a quell'ora, é monopolizzato da carrozzine e bebè, mamme e pannolini, pupi e biberon. Ti renderai conto che tra mamme c'é un gioco strano gestito in quattro tappe:
 a) fissano il passeggino per capire quanto hai speso, se é più bello il loro o se l'hai riciclato dai parenti dei parenti 
 b) fissano te per capire se ti sei ripresa dal parto come loro, se vai in palestra oppure, al contrario, se tu sei in splendida forma mentre loro sono ancora in fase +Xkg 
 c) fissano il pupo sperando (ma convinte) sia più brutto del loro e inevitabilmente scatta il punto 
 d) quanto tempo ha? A dipendenza della risposta le domande poi scendono a cascata "Mangia? Dorme? Svezzato? Cammina? Coliche? Parla? Pannolino?" ovviamente tutte mentendo spudoratamente sulla vera identità del proprio figlio: un angelo con gli altri, un simil-demonio a casa

5) Non dimenticare gli incontri, chi ti vede a passeggio con una carrozzina penserà che la mamma sei tu. Per cui quel vecchio compagno di liceo che si avvicina dicendoti parole scomposte "tu? Maaa? Non sapevo" andrà tranquillizzato come le simpaticissime amiche di tua mamma con i loro "finalmente anche tu? Pensavamo non ci saresti mai arrivata" ammettendo che no, non é il tuo

6)Ma il più importante di tutti é il punto 6: quando hai un pupo tutto per te, anche soltanto per un paio di ore, ti rendi conto di quanto sia difficile ma altrettanto bello avere un esserino dagli occhi grandi e le guanciotte pronunciate che ti guarda con fiducia, che ti sorride quando gli fai le smorfie, che ride quando ridi e che balla non appena sente la musica. Ti rendi conto che essere mamma deve essere davvero il lavoro più duro ma più bello che ci sia, soprattutto se tuo figlio é davvero un angelo

Per il momento, tranquilli, mi accontento dell'essere zia.



Terapia

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La stessa sensazione, ogni anno.
In realtà ogni giorno o per lo meno, lasciando stare la finta ipocrisia, ogni volta che si fa un tuffo nel passato.
Quei visi, quei racconti, quei ricordi che restano incollati a te. Spesso e volentieri, al giorno d'oggi, si dimentica. Si affrontano talmente tante novità, sfide, avventure, siamo talmente sollecitati da questa vita complicata, che molte cose svaniscono, come se non fossero successe mai. O almeno, così sembra.
Ma questa esperienza, questa no.
Ti rimane nel cuore, ma forse peggio, nella testa. Luogo razionale, dove le cose non hanno scivoli di gradimento che vanno dalle stelle alle stalle, nella testa tutto resta nitido, semplice, così come l'hai lasciato.
Una volta all'anno vai a quella assemblea, più o meno le solite facce, più o meno i soliti racconti. Sempre le stesse sensazioni.
Quando torniamo?
A bruciapelo risponderei subito, anche oggi. Poi ci ripenso, ed esce quel lato codardo che in realtà nella vita reale non ho. Quella paura, quel timore, quell'ansia che non sarà la stessa cosa. Quel rischio da teenager (concedetemi il paragone pessimo) quando vuoi tornare nello stesso villaggio dell'anno prima ma tutti gli amici non ci sono più.
Mi sbaglio.
Lo so.
Sarebbe comunque splendido, e forse anche di più conoscendo già tutti i meccanismi. Poter aiutare nuove persone, nuovi visi stupiti nel vedere che sì, c'é qualcuno che tiene a loro.
E in fin dei conti, poter aiutare anche se stessi, perché non c'é miglior terapia del far star bene.


TOM KHA GAI (4 persone)

2 petti di pollo
2 bastoncini di lemongrass (citronella)
1.5L brodo di pollo
6 foglie di kaffir
2 scalogni
1-2 lime
2-3 peperoncini freschi (rossi o verdi)
400g latte di cocco
qb basilico thai
qb zenzero fresco
qb salsa di pesce
  • Preparare il brodo di pollo
  • Togliere la parte dura del lemongrass (i primi due strati), tagliarla a bastoncini e schiacciarla leggermente, aggiungere al brodo. Fare lo stesso con lo zenzero grattugiato, le foglie di kaffir spezzate e lo scalogne tritato. Lasciar sobbollire il tutto per 1h
  • Filtrare il brodo, aggiungere il latte di cocco, il succo di lime, il peperoncino fresco tritato, la salsa di pesce, portare a bollore. Aggiungere il pollo tagliato a tocchetti e lasciar cuocere per 10 minuti a fuoco medio
  • Servire con le foglie di basilico thai




NOTE:
Il pollo si può sostituire con dei gamberi crudi. Per cuocerli immergerli nel brodo a fuoco spento qualche minuto prima di servire la minestra. Così resteranno cotti al punto giusto e belli morbidi.
Eventualmente rinunciare alla salsa di pesce se non l'avete a casa, serve a dare gusto ma se il vostro brodo é già saporito si può evitare. Per il lime e il peperoncino andate a vostro gusto.


PS: Ahimé all'epoca della ricetta avevo scattato solo una foto veloce... Me tapina.

Badante improvvisata

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Una settimana difficile.
Non parlo di lavoro, problematiche personali, dieta o allenamenti sportivi.
Oh no.
Parlo del mio progresso come badante.
Mia mamma e mia zia (sua cognata) hanno deciso di partire per una settimana di vacanza mollando me, mio papà e suocera/mamma a casa.
Fin qui nessun problema.
Non fosse che la nonna in questione subisce un po' i viaggi altrui essendo una tipa, diciamo, gelosuccia.
Per questa ragione mia mamma é stata assalita da un'influenza atipica e terribile che l'ha costretta al letto per una settimana mentre mia zia é andata dal suo primogenito (più che 30enne) per aiutarlo con il trasloco.
Insomma, non fa una piega.
Questo ha significato che mentre loro erano in una zona relax, tra un massaggio ayurvedico e un idromassaggio io decantavo le lodi della prima, malata e della seconda, sposta scatole.
Una gioia.
Non fraintendetemi, le nonne sono il bene più prezioso, ma le nonne con un principio di demenza senile, che non ricordano per niente la tua chiamata di un'ora prima e quindi ti parlano come se non ti sentissero da due mesi, ecco, sono un po' complicate.
In tutto questo mio papà non ha dato molti problemi, grande lavoratore si alza presto la mattina e rientra tardi la sera tra una cena di lavoro e l'altra.
Poi però.
Arriva il weekend.
Sabato pomeriggio, stremata dalla settimana e con ancora un corso sulle mie spalle, vado a casa per fare un saluto veloce. Trovo una sorta di orso in letargo spalmato sul divano, che per carità, l'avrei fatto anche io. Chiedo se ha mangiato, se ha bisogno di qualcosa, vista la sua predisposizione inesistente ai fornelli e ai microonde.
"Uno yoghurt e un dolcetto".
Lo fisso.
Mi fissa.
Non che fosse sul procinto di morire di fame, ma il senso da crocerossina mista a dovere famigliare mi ha imposto di proporre un "vado a comprarti qualcosa"?
Ha iniziato così a farmi un elenco di cose che desiderava spedendomi ai 4 angoli del mondo ad acquistare quello e quell'altro trovando poi da ridire su tutto quando sono rientrata.
"Il pane ce l'avevo! Il gelato non é giusto, volevo la super bomba (?????). Carote ce n'erano ancora tante.."
Insomma, cara Amelia, ma quando torni??

QUICHE AI PORRI
1 confezione di pasta per crostate (salata)
2-3 porri di media grandezza
3 uova
2.5-3dl panna
1.5-2dl latte
QB sale & pepe
  • Aprire la confezione di pasta, metterla in una pirofila con i bordi o direttamente sulla teglia da forno se avete preso la confezione grande. Bucherellare tutta la superficie con la forchetta. Lavare i porri, togliere la parte più esterna, dividerli in due per la lunghezza e tagliarli a mezze rondelle. Disporle sulla pasta
  • In una ciotola unire le uova con la panna, il latte, sale e pepe. Il composto deve essere relativamente salato, perché né i porri, né la pasta lo sono. Versare il composto sui porri e infornare a 180°C per 45 minuti circa. Se vedete che diventa troppo scuro abbassare la temperatura dopo 30 minuti






NOTE:
Al posto della panna utilizzare la ricotta per una versione più leggera (e un risultato meno libidinoso, ovviamente -.-). Aggiungere a piacere del parmigiano grattugiato oppure dei dadini di pancetta. Si può utilizzare anche una pasta per crostate rustica o integrale.


Eventualmente con gli scarti fare delle formine per ottenere una torta alla "Biancaneve" :-)
La ricetta é davvero semplice ma é davvero ottima come aperitivo o come cena leggera... Si fa per dire!

Video-ricetta: non ci sono più speranze!

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Diciamo che il sogno di improvvisarmi l'Antonella Clerici "de' noantri" ce l'ho sempre avuto. Per l'appunto: un sogno.
Cosa che non si può realizzare o comunque non si vuole veramente realizzare.
Una di quelle cose che dici tipo "vorrei saper cantare".
In realtà vorrei saper cantare.
Oh quanto lo vorrei.
Tipo quelli che in mezzo ad una serata tirano fuori la chitarra e trascinano i commensali in una sorta di discoteca casalinga?
Non io.
Ad ogni modo.
Non l'ho cercato, é questo che faccio per dire.
Poi un giorno ti ritrovi con due telecamere piazzate in faccia, il tuo lato spavaldo e "figurati se mi faccio intimorire" improvvisamente sparisce per lasciare spazio al vuoto assoluto. A quell'ansia da "e mo'?". Capisci improvvisamente che tra il dire e il fare c'é di mezzo non soltanto il mare, ma anche i 5 continenti e probabilmente anche una qualche galassia.
Passi il pomeriggio a sperare di non essere maestrina, spaccapalle, presuntuosa, antipatica, oca, esagerata, sguaiata, fastidiosa, noiosa.
Non credi di essere riuscita particolarmente bene nella tua missione.
Ma sai che a 80 anni, davanti al caminetto con una copertina, obbligherai i tuoi nipoti a guardare i filmati di te che cucini spacciandoti per la versione femminile di Cracco.
Sempre che tra 50 anni esisteranno ancora i televisori...

TERRINA DI CAVOLFIORE & BROCCOLI con PANNA ACIDA
2 cavolfiori medio-piccoli (o 1 grande)1 cavolo romanesco (o un broccolo)2 uova2-3dl di panna1/2 dl di latteQb sale e pepeQb panna acida
  • Pulire il cavolfiore e il cavolo romanesco (o il broccolo) e dividere i ciuffetti in porzioni medio-piccole. Cuocerli al vapore per 8-10 minuti. Non devono essere cotti, semplicemente ammorbiditi
  • Nel frattempo in un misurino con beccuccio unire le due uova, la panna, il latte, sale e pepe. Mescolare bene il tutto e assaggiare
  • Foderare una terrina con la carta pellicola/da forno facendo bene attenzione che gli estremi sporgano. Questo serve ad estrarre con più facilità la terrina. Inserire i ciuffetti di cavolfiore e romanesco premendo bene per assicurarsi che non ci siano troppi spazi. versare il composto di uova e panna preparato precedentemente e infornare in forno già caldo a 180°C per 15-20 minuti o fino a quando la superficie risulterà dorata. Far raffreddare su una griglia prima di sformarla
  • Quando la terrina sarà ben raffreddata, sformarla e tagliarla e fettine. Servirla con un cucchiaino di panna acida




PS: Da anonima a video-ricette.. veramente cosa da asini! :-)

San Valentino

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Che per carità, ci mancherebbe!
Ti privi di formaggio e carne rossa da almeno un mese a parte qualche rara occasione in cui, ironia del caso, ti sei pure sentita in colpa.
Due volte a settimana ti uccidi di palestra con uno che ti grida più giù! più veloce! più in alto! ogni tre per due e finisci in un lago imprecando e pensando "ma perché il sollevamento bignè non é sufficiente?".
Passi i giorni seguenti in uno stato di dolore multiplo a muscoli che nemmeno sapevi di avere e appena inizi a trovare l'equilibro, ecco che ricasca l'Asino.
E in tutti i sensi.
Effettivamente ti senti meglio, forse leggermente più tonica, o perlomeno meno cascante, ma non é che un mese di palestra e di medio regime abbia mai trasformato Adele in Belen.
Per cui quando Lui esclama "Adesso sì che stai bene!" e tu rispondi "ma mi hai sempre detto che ero bella, negavi che avevo le cosce pronunciate, mica sarò cambiata così tanto, no?" non ti aspetti di certo un:
"Be', detto tra noi, ultimamente ti era venuto un bel panettone"
O.o
Grazie Amore, buon San Valentino anche a te.

MINI CUPCAKES con GANACHE AL CIOCCOLATO (30ina di pezzi)

80g burro
100g zucchero
1 uovo
1 punta di coltello di vaniglia in polvere
250g doppia panna
150g farina
2 cucchiaini di lievito chimico (per dolci)
1 pizzico di sale
250g cioccolato fondente
250g panna intera
qb lamponi
30ina foglioline di menta
  • In una ciotola lavorare bene il burro morbido con lo zucchero, fino a quando otterrete un composto morbido che "fa le creste". Aggiungere l'uovo e lavorare ancora per 4-5 minuti o fino a quando otterrete una massa spumosa e soffice. A bassa velocità unire la doppia panna, la punta di vaniglia e il pizzico di sale. Per finire aggiungere la farina con il lievito in polvere in due volte. Con un sac à poche (o con un cucchiaio) riempire lo stampo da cupcakes fino a 3/4 dal bordo. Cuocere in forno già caldo a 180°C per 10-12 minuti e far raffreddare su una griglia
  • Preparare la ganache spezzettando il cioccolato in una ciotola, in un pentolino portare a bollore la panna e rovesciarla sul cioccolato. Aspettare qualche istante prima di mescolare con una frusta dal centro verso l'esterno fino ad ottenere una massa lucida ed omogenea. Mettere in fresco per un'ora almeno
  • Guarnire i cupcakes con la ganache raffreddata e messa in un sac à poche con una bocchetta a stella (o zigrinata), un lampone, la fogliolina di menta e un po' di zucchero al velo








NOTA:
Si possono fare anche dei cupcake più grandi, ne escono una 15ina (a dipendenza della grandezza) e cuociono per 18-20 minuti. Ottimi anche come muffin, quindi senza ganache.

Libertà

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Per carità, viviamo in un mondo libero.
O meglio, viviamo in un mondo che vabbe', ma tendenzialmente siamo liberi di fare quello che vogliamo. In realtà c'é chi veramente fa quello che vuole, ma non é di questo che voglio parlare.
Be', non si capisce niente.
Riparto.
Che ognuno faccia ciò che vuole, non sono di certo io a mettere dei paletti.
Ma.
C'é un limite a tutto.
Che per carità, chi non ama il profumo di capitone alle cipolle alle nove di mattina sulla tromba delle scale? Che non l'hai mai assaggiato il sapore della caponata alle 3 di pomeriggio che si impregna non soltanto nell'atrio del tuo condominio ma riesce a penetrare anche le mura del tuo appartamento? Vogliamo parlare della vicina, carinissima, straniera che persiste nelle preparazioni etniche a base di spezie mai viste, radici strane e profumi "dell'altro mondo"?
Vogliamo forse impedire a qualcuno di esprimersi culinariamente?
Non sia mai.
Ma ti prego, adorata vicina, se mi stai leggendo, ti supplico, niente più aglio fritto la mattina.
Te ne sarò per sempre grata.

PANE AL LATTE (1 stampo da cake)

500g farina bianca forte (Manitoba)
13g lievito fresco
25g zucchero
40g burro morbido
330g latte tiepido
10g sale
  • Nell'impastatrice lavorare la farina con il lievito sbriciolato, lo zucchero, il burro, il latte e il sale fino ad ottenere un composto omogeneo. Dovrete ottenere una massa liscia ed omogenea, far lievitare in una ciotola per almeno un'ora, meglio se 2 o 3
  • Sgonfiare l'impasto, piegare l'impasto su se stesso più volte dando forza e formando un rettangolo che andrete a mettere in una teglia da cake precedentemente imburrata. Attenzione a lasciare la parte liscia sopra e quella "di chiusura" sotto. Coprire con un sacchetto di plastica o un canovaccio e lasciar lievitare per un'altra ora, o fino a quando non avrà raddoppiato di volume
  • Infornare in forno già caldo a 210°C per 25 minuti o fino a quando tamburellando sulla base non sentirete un suono vuoto


NOTE:
Questo pane é ottimo. Basta come commento? :-)
Perfetto imburrato per la colazione o tostato per un'insalata. Buonissimo come alternativa al pancarrè industriale. Non da ultimo, resta morbido anche per una settimana... Se riuscite a non mangiarlo!
La ricetta, leggermente modificata, l'ho presa dal libro La magia del forno di Paul Hollywood. Libro stupendo!

Zona relax

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Lui ha una passione per le SPA. So che adesso ve lo immaginate in slip attillato, accappatoio e ciuffo ma non é così. Odia i massaggi (se non vi ricordate qui) e tutti i suoi annessi ma adora le zone relax, per intenderci la sauna, il bagno turco, la sdraio e nessuno che ti stressa.
Facendo un lavoro molto impegnativo e sempre a contatto con le persone, spesso e volentieri, cerca di ritagliarsi quell'oretta di sano riposo.
"Amore, dovresti provare" mi dice un giorno.
Io, che sento i dolori muscolari delle sessioni in palestra (ci credete? Sto perseverando!) e lo stress del lavoro (questa suona sempre bene) mi convinco per una 50 minuti di massaggio su tutto il corpo perché, sì, io amo olio-asciugamano-candela profumata-musica zen.
È così che io e Lui ci ritagliamo un pomeriggio per concederci un po' di relax. Arriviamo, io parto nel mio accappatoio e ciabatte di carta verso la sala massaggio, Lui verso la tanto desiderata sdraio.
Non starò qui a raccontarvi del mio massaggio, in quanto se pensate sia stato fantastico vi sbagliate. E non perché la ragazza non era brava, oh no, ero io che sembravo tesa come una corda di violino e non ho smesso un secondo di pensare "avrò risposto alla mail? Cosa faccio al prossimo corso? Il blog? Da un po' non scrivo".
Insomma, finita l'ora scendo, quasi sollevata.
Mi presento con:
- Computer, per scrivere sul blog
- Libro, un romanzo nuovo
- 2 Libri di cucina, uno sugli stuzzichini, uno ricette glutenfree
- 1 rivista di cucina, just in case
- Cellulare, non sia mai che mi annoi e voglia dare una sbirciata a FB
Lui ha un asciugamano e un libro.
Dopo 5 minuti chiedo di andare a fare il bagno in piscina.
Dopo 5 minuti dal bagno voglio fare l'idromassaggio.
Dopo 5 minuti di lettura del libro cambio su quello di ricette.
Dopo 5 minuti di ricette controllo il telefono.
"Amore?" dico a Lui
"Si?"
"Mi annoio"
"-.-"

Ed é così che dopo 1h05 minuti eravamo a casa. Credo di aver bruciato i miei bonus nelle SPA.

PANINI DI SILS (40ina)

250g farina bianca
250g farina di spelta
10g lievito fresco
1 cucchiaino di zucchero
40g burro
150g acqua
150g latte
7g sale
1L acqua
4 cucchiaini di sale
100g bicarbonato
  • In una ciotola o nell'impastatrice lavorare le due farine (nel caso solo farina 00, o una manitoba o metà e metà) con il lievito fresco sbriciolato, lo zucchero, il burro morbido, l'acqua, il latte ed il sale. Lavorare fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Mettere in un ciotola, coprire con un sacchetto di plastica e far lievitare per 1-2h in un luogo caldo senza spifferi (interrogatorio o forno con la luce accesa, o a 35°C)
  • Sgonfiare l'impasto e prelevare delle porzioni da 20g, formare delle palline. Schiacciare leggermente con la mano per dare una forma più allungata. Immergere a porzioni queste palline nel bagno di acqua, sale e bicarbonato che avrete portato a bollore, lasciar sobbollire per una 30ina di secondi. Con un colino prelevare i bocconcini e metterli a zig-zag sulla teglia da forno munita di carta, così che cuoceranno meglio. Incidere due tagli (relativamente profondi) con un coltello affilato a 45° e spolverare di semi di papavero o di sesamo o di qualsiasi cosa vi passi in testa :-)
  • Infornare a 200° per 10-15 minuti, sono cotti quando sono belli scuri. Farcire a piacere con della crème fraîche, germogli di cipolla e salmone oppure caprino, rucola e carnesecca oppure come più vi piace :-) Devo dire che anche da soli sono la fine del mondo!





NOTA:
Cercavo una buona ricetta da tempo ma non riuscivo a trovarla, questa di Miel&Ricotta é spaziale. Ho sfornato più panini di Sils in un mese che pane nella mia vita! Volendo potete fare dei bocconcini più grandi (40-50g) e lasciarli cuocere più a lungo (20 minuti)



Scuse, soltanto scuse

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Le possibilità sono molte.
Potrei essere partita per un altro viaggio, lontano, in un posto fantastico che nemmeno riuscite a pronunciare. Sono circondata da palme, scimmiette (sì, é la seconda cosa che mi é venuta in mente) e panorami da capogiro. Bevo mojito come se piovesse, mangio noci di cocco alla Cast Away, indosso bikini come Bar Refaeli e sono happy come Pharrel Williams.
Ma non é così.
Potrei essere stata rapita, dal proprietario di una famosa multinazionale che voleva assolutamente avere la ricetta del mio famosissimo (?!) pan focaccia. Mi sta rimpinzando di pane in cassetta sperando di farmi parlare prima di fare una crisi di fegato vista la celiachia.
Ma non é nemmeno così.
Potrei aver deciso di mollare il blog, così senza dire niente. Un po' come faccio con alcune cose, entro ed esco come uscire ed entrare da un negozio. Un momento qui, un attimo dopo sparita. Potrei averne piene le scatole di girare con una Canon in borsa e di dover fotografare ogni briciola che mangio.
Ma (vi assicuro) non é (proprio) così.
Potrei aver ricevuto una proposta di matrimonio ed essere convolata a nozze su quell'isola deserta che tutti voi state immaginando, con mia mamma e mio papà vestiti in lino bianco che piangevano dall'emozione e Mr Geido con tanti palloncini che portava le fedi nuziali. Potrei poi essere partita per una luna di miele da favola che neanche se mi impegno riesco ad immaginarla. Potrei poi aver deciso, con Lui e il peloso di non tornare mai più, vivere alla "due cuori e una capanna" nutrirmi di granchi e ammmmore.
Ma non é così.
Potrei aver perso il computer, una connessione, un cellulare e persino un'amicizia con una di queste tecnologie. Paradossalmente una delle opzioni più papabili fino adesso. Ma, che ci crediate o no,
non é nemmeno questa.
Che dire.
Non faccio in tempo a svegliarmi che già sto andando a dormire, non ho fatto in tempo ad accorgermi che fosse febbraio che già siamo in estate (esageriamo, esageriamo), non faccio in tempo a scrivere sul blog che già sono settimane che non scrivo.
Di certo non la migliore, ma sicuramente la più vera, ahimé, perché le giornate non hanno 36 ore?

BREZEL
Lo sapevate che con la ricetta dei panini di Sils si possono fare anche questi sublimi brezel? Cosa aspettate? :-)



Drammi del lunedì

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Neanche fossi Nigella o Gordon.
Ma nemmeno Jamie, o quella meraviglia di Lorraine Pascale.
Ma proprio neanche le due anziane della mensa dell'asilo, non fraintendetemi.
Però.
Che fatica.
Sembro una veneta che "faso tuto mi" ma non é che ci riesca proprio tanto bene.
Che ringraziamo non ho dei figli perché come sono riuscita a dimenticarmi di Mr Geido (oh cielo, lo sto ammettendo pubblicamente) in casa (ok, non in prigione o fuori in mezzo alla neve) riuscirei a dimenticarmi uno di loro all'asilo o alla lezione di danza.
Ma é che proprio non ce la faccio.
E non sono le ore di corsi, i messaggi, i social network, il blog, le chiamate a spaventarmi. Nemmeno le ore in cucina, le mani distrutte, o le poche ore di sonno.
Oh no.
Sapete cosa é il mio più grande cruccio?
Le fatture.
Paradossale no?
Uno lavora per farsi pagare.
Io lavoro e dimentico di farmi pagare.
E pensare che sono laureata con specializzazione in economia aziendale. Se mi vedesse il mio professore di corporate finance mi toglierebbe il voto, oltre che la parola.
E vogliamo parlare dei "no"?
Come si fa a dire di no davanti alla torta di compleanno per quel bimbo tuo vicino di casa? Che mica vorrai fargliela pagare no? Cioè, alla fine sai che la famiglia é in ristrettezze economiche, che alla fine cosa saranno 2 ore del tuo tempo, qualche litro di panna, farina, uova e zucchero?
Già.
Ma così mica si va avanti.
Potrei diventare più fiscale io (davvero?) o potrei assumere un manager che vada in battaglia per me stritolando tutti stile Sceriffo di Nottingham (davvero?).

Vabbe' dai, chi vuole una torta?




Merenda Time

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Ricordo che da bambina erano una moda, una di quelle merende CULT che se non avevi non te la passavi proprio bene. E non sto parlando delle temutissime merendine prefabbricate, imbustate, e private di ogni gusto (polemica? io?).
Oh no, niente flauti, niente brioche appiattita, niente veneziana stucchevole.
In realtà c'erano tantissimi gusti, quelli con i frutti, quelli secchi, quelli morbidi, quelli col miele, quelli col cioccolato al latte, quelli col cioccolato nero.
Recentemente ho assaggiato una versione nuova, celiaca, col cioccolato nero e i frutti di bosco. Connubio a me odiato. Ma dovevo provarle.
Inutile dirlo.
Sono finite in mano dell'Assaggiatrice Ufficiale.
Ad ogni modo.
Io non sempre avevo la fortuna di averne, mia mamma era un po' smemorata da quel punto di vista, oppure io ero un po' cicciottella per potermeli permettere.
Fatto sta che stavo sempre a guardare.
Nuovi gusti.
Nuovi colori.
Che poi, manco fossero la cosa più libidinosa al mondo, ma quanto mi piacevano?
Avessi saputo che ci voleva così poco a farli, mi sarei messa ai fornelli a 10 anni per fare questi fantastici flapjack!

FLAPJACK (1 teglia 20x30)

160g burro
100g zucchero di canna
40g zucchero di palma
150g miele ai fiori d'arancio
300g fiocchi di cereali (avena, spelta,...)
150g frutta secca (noci, pistacchi salati, semi di zucca)
  • In un pentolino sciogliere il burro con lo zucchero di canna, quello di palma ed il miele. Aggiungere poi il liquido ai fiocchi di cereali e alla frutta secca. Amalgamare bene
  • Foderare una teglia con la carta forno, rovesciare il composto, appiattire con un cucchiaio o una spatola umida ed infornare a 180°C per 15 minuti circa. I bordi devono risultare dorati ma non troppo, all'interno le barrette devono restare morbide
  • Far raffreddare e tagliare in barrette, quadrati o come più preferite






NOTA:
A dipendenza dei fiocchi che si mettono possono essere tranquillamente senza glutine. Sostituite pure la frutta secca a piacere.
Lo zucchero di palma non é indispensabile ma lascia un gusto più particolare e rustico come il miele ai fiori d'arancio. Molto più profumato seppur delicato.

Ciao Teppista!

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Ho paura.
Molta.
Non tanto del distacco vero e proprio, per carità, anche, ma più di tutto ho paura di me stessa.
Ho paura di diventare egoista, di non riuscire a scindere, di soffrire e far soffrire.
Non so se sarò in grado di capire quando sarà il momento.
Sembra così difficile.
Quello sguardo sempre attivo, quella voglia di giocare sempre presente, quell'amore incondizionato. Forse maggiore, man mano che passano i giorni.

Venerdì scrivevo così.
Venerdì non sapevo niente.
Venerdì mi sentivo ancora protagonista, a malincuore.
Venerdì l'ho visto stare male, ho capito che non ci sarebbero più state tante magnolie in fiore, tante ore legali, tante colombe o profumi di salsedine.
Venerdì ho dormito con lui, per terra, tenendogli la zampa manco fosse una persona.
Venerdì lui appoggiava il suo musone lungo sulla mia mano.
Venerdì notte é sembrata lunga una vita, io e Lui ci guardavamo complici, una di quelle complicità di tristezza che ti portano ad affrontare meglio le situazioni.
Venerdì notte abbiamo tenuto la luce accesa, una lucina fioca, come quella delle stanze dei bimbi che hanno paura del buio. Fioca ma calda, la luce di chi spera.
Venerdì abbiamo ancora riso e scherzato con lui, come sempre, come se servisse.

Sabato non c'era più.
È volato in cielo verso il famoso ponte degli animali, verso quel posto dove dolori e acciacchi di vecchiaia non si sentono più. Ha scelto di nuovo per noi.
Grazie Mr Geido per questi bellissimi anni assieme, avrei voluto scrivere di quanto teppista fossi, del tuo essere manipolatore mentale e attore drammatico allo stesso tempo. Avrei voluto dire quante volte hai distrutto cose in casa, di come, prima di uscire, bisognava fare un check degno di pilota di un boeing. Di quante cose hai rubato (e quindi ingerito) tra palloni da calcio, capsule nespresso, bende & garze, pannecotte, scarpe, occhiali, caramelle, cioccolatini, asciugamani, tappetini, pigne e molto altro ancora. Avrei voluto raccontare di tutti i momenti felici e persino di quelli da incazzata (causa tua), ma non ce l'ho fatta.
Ci mancherai.
Oh, quanto ci mancherai.


PANNA COTTA - la tua passione (10-15 bicchierini)

500g panna intera
2 cucchiai di zucchero
1 punta di coltello di semi di vaniglia (o un baccello tagliato)
2 fogli di gelatina
qb frutti di bosco
  • In un pentolino portare a bollore (facendo attenzione a non farla fuoriuscire) la panna con lo zucchero e la vaniglia. Far sobbollire per 5 minuti circa
  • Strizzare la gelatina precedentemente ammollata in acqua fredda, buttarla nella panna fuori dal fuoco e mescolare bene con una frusta per evitare che si formino dei grumi. Eventualmente passare al colino (questo passaggio é necessario nel caso si fosse utilizzato il baccello). Versare il composto nei bicchierini, lasciar raffreddare e mettere nel frigorifero per un paio di ore
  • Servire la pannacotta con i frutti di bosco




NOTA:
I frutti di bosco possono essere freschi oppure congelati. Nel caso fossero congelati scaldarli con un po' di zucchero in un pentolino, farli raffreddare e mettere sulle pannecotte.
Si possono utilizzare anche delle fragole fresche, delle albicocche, prugne, pesche o qualsiasi altro frutto...




Educazione geriatrica

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Dicono che i giovani sono spesso maleducati, a volte scontrosi e persino irrispettosi.
Ieri in colonna alla cassa del supermercato con un carrello contenente cinque casse di acqua e due di succo, in palese stato di stress e con una certa fretta attendo pazientemente il mio turno.
Improvvisamente una signora, piccoletta e panzuta, di quelle che "nella botte piccola c'é più veleno", si avvicina e in un dialetto italiano a me sconosciuto mi chiede qualcosa.
La signora in questione é anziana (no mamma, questa era davvero più sui 75 che non sui 60) e sfrutta la sua condizione AVS nel miglior modo.
"Che posso passà?" mi dice mostrandomi una bottiglietta di acqua
"Signora, mi scusi, in qualsiasi altra giornata l'avrei fatta passare molto volentieri ma oggi sono sinceramente di fretta e già in ritardo. Le fa niente se passo prima io? Tanto ci metto un attimo!"
Per tutta risposta mi guarda con l'aria di chi, comunque, fa sempre quello che vuole quando vuole, mi passa avanti sventolando la sua bottiglietta di acqua, passa alla cassa dove ha lasciato due cesti PIENI di cose ancora da tippare e, indovinate?
Esatto, mi passa davanti.
Ma come se non bastasse al posto di pagare con una banconota, ringraziare, prendere il resto e sparire decide di far fuori la moneta degli ultimi 20 anni, richiedere il catalogo punti e persino fare quattro interminabili chiacchiere con la cassiera sui pranzi passati e futuri.
Ora, cara signora, ieri il mio viso é mutato da paonazzo a verde ma malgrado nella mia testa navigassero i peggio insulti ho cercato di farle un bel sorriso sperando in un punto bonus karma. La prossima volta però le mostrerò come la gioventù può essere maleducata, passandole davanti senza ritegno.



350g farina
8g sale
45g zucchero 
21g lievito fresco
4 uova fredde
1 tuorlo freddo
220g burro

1 uovo per spennellare
  • Nell’impastatrice mettere la farina, fare una fontana dove mettere le uova + tuorlo e ben distanziati tra loro il lievito sbriciolato, lo zucchero ed i sale. Impastare per 10 minuti
  • Unire il burro tagliato a tocchetti e impastare nuovamente per 10 minuti. La pasta non deve più incollare alle mani. Far riposare 30 minuti
  • Imballare la pasta nella pellicola, girandola più e più volte in modo che durante la lievitazione non scoppi. Lasciare lievitare dalle 3 alle 24 ore in frigorifero
  • Togliere dal frigorifero e modellare la brioche a piacere. ATTENZIONE! la pasta si scalda molto facilmente quindi bisogna lavorarla velocemente! Far lievitare per 1h30 fino a quando la pasta raddoppia di volume. Se si mette nello stampo imburrare molto bene!
  • Spennellare la superficie delle brioche facendo molta attenzione a non far cadere l'uovo sui bordi dello stampo e infornare in forno caldo a 200°C per 10 minuti. Abbassare a 160°C e continuare la cottura per altri 5-10 minuti a dipendenza della grandezza




NOTE:
Ci sono diverse tipologie di pieghe per le brioche, le più famose in Francia sono quelle "à tête" (prima foto di procedimenti). Per fabbricarle bisogna fare o due palle (una più grande e una più piccola), in quella grande creare un piccolo foro (senza raggiungere il fondo) mentre quella piccola bisogna farla a goccia (testa e codina), la codina andrà poi nell'incavo della pallina grande. Comunque vi consiglio di guardare dei filmati sul web per una descrizione migliore :-)
Ci sono poi le brioche ripiene, di marmellata o nutella (seconda foto procedimenti).
CI sono quelle semplici, quindi fatte in uno stampo a cake. Per farle bisogna creare 3 palle di impasto, o sei, o otto, e inserirle nello stampo, farle lievitare e poi cuocere. Avrete così una brioche "a gobbe".
Inoltre si possono cuocere nei vasi di terracotta e utilizzare come decorazione pasquale o come regalo.

Tutto bene

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Cosa potrebbe andare storto durante una serata di gala?
Be' ad esempio gli ospiti principali potrebbero avere un ritardo di quasi un'ora.
Lo chef stellato potrebbe restare bloccato nell'ascensore.
Una signora potrebbe urlare in mezzo alla sala frasi senza senso mentre qualcuno sta presentando.
Potrebbe incendiarsi una tovaglia.
Oppure potrebbe capitare tutto questo assieme.
È così che lunedì sera mi dilettavo a presentare una serata in cui l'ospite di grido era in bagno a rifarsi la piega mettendoci quanto io a fare Milano - Napoli a piedi. Gli ospiti hanno così bevuto un aperitivo infinito a bordo piscina, prima riscaldati dal sole, poi ghiacciati dal vento.
Lo chef stellato é rimasto bloccato nell'ascensore scatenando il panico, non tanto per le eventuali cause legali quanto per la mia proposta "una spaghettata per tutti e via". Credo che in certi momenti il sarcasmo non funzioni molto.
Mentre mi cimentavo a raccontare la nascita del primogenito dello chef, capitata 5 giorni prima, a 60 persone, una signora ha iniziato a gridare se ero incinta pure io. Alla prima non ho dato peso, alla seconda l'ho fulminata alla terza ho dovuto mantenere tutto il mio aplomb per non improvvisare una scena da "lotta nel fango".
E soltanto perché non c'era il fango.
Il meglio però doveva ancora arrivare, convinta di aver visto tutto mi siedo a tavola. Ascolto dibattiti e sfoglio i miei cartellini quando improvvisamente noto che il tovagliolo che stava nel bicchiere dei grissini sta prendendo fuoco. Mi alzo stile William Wallace in Braveheart prima della battaglia, afferro il bicchiere e guardo gli altri con fare sicuro. Appena mi rendo conto di quel che sto facendo capisco che non ho la minima idea di come spegnere questo focolaio. Opto quindi per una scena madre scaraventando il bicchiere al suolo e pestandolo col mio tacco 12 manco fossi la protagonista di un matrimonio ebraico.
Ormai pronta a salvare un cane nel lago, dare alla luce due gemelli e salvare dal dirottamento un boeing mi risiedo a tavola.
"Bella serata, vero?".

Ed ecco alcuni dei piatti presentati da Andrea Migliaccio.






Shopaholic

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Dicono che New York sia la patria dello shopping.
Una di quelle mete turistiche che spingono orde di uomini a odiare il giorno in cui hanno accompagnato la loro compagna/moglie/amica/sorella/mamma nella grande mela. E viceversa. Che mica solo noi donne siamo capaci a spendere fior fiori di quattrini.
Le mie amiche mi hanno avvisata:
"Non portare niente! Giusto un paio di cambi, vedrai trovi tutto là!"
"Noooo non prendere troppo, lascia stare che là ti riempi le borse!"
"Sarai mica matta! Cosa te ne fai di quelle tshirt vecchie quando ne avrai quintali di nuove?"
"Vedrai, ti pentirai, non avrai posto per le cose che comprerai a te (e a me, ovviamente)"
Vorrai mica non ascoltare questo inno allo shopping no?
È così che parto per la mia prima esperienza americana sguarnita come il frigorifero dopo una vacanza. In valigia veramente tre stracci e un paio di scarpe da ginnastica "tanto il tacco 12 me lo compro".
Sono tre giorni che giro vestita come una zingara, di shopping nemmeno l'ombra. O meglio, di quello shopping.
Dove siano Victoria Secret, Abercrombie o Sephora non ne ho la più pallida idea, ma sui negozi di casalinghi sono già diventata numero uno, al punto da poter offrire vasellame ad almeno 4 famiglie.
È pur sempre shopping no?


Glutenwhat?

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Che per carità, mica sono una di quelle che rompono le scatole.
Di quelle che mandano in tilt una cucina intera, stressano le amiche e si piangono addosso perché hanno quel fastidio alimentare.
Almeno, non credo.
È vero, ci sono passata.
A 18 anni non é mica stato facile uscire a mangiare con gli amici dopo il cinema e papparsi una deludente insalata verde accompagnata da un bicchiere d'acqua mentre tutti si facevano birra e pizza.
Ma con gli anni impari.
Ci sono paesi più all'avanguardia, di quelli che basta dirlo e ti portano il pane, la pasta e pure il tiramisu fatto dalla nonna quella mattina.
Di quelli invece che al solo nominare la parola glutine ti tagliano i viveri: niente riso, niente patate, niente fagioli, niente mais "Contengono glutine, no?".
Che per carità, ribadisco, non é mia intenzione diventare polemica.
Però.
Arrivo a New York con le speranze di chi sa che gli States sono vicini ad ogni tipo di differenza alimentare. Vedo cupcakes vegani, cibi organici, stranezze prive di ogni allergia, cibi kosher, halal e chi più ne ha più ne metta. Ma appena domandi:
"Do you have any gluten free items?"
La risposta é sempre la stessa
"Gluten what?"
Fa niente, a me l'insalata é sempre piaciuta tanto.



Yes, I can!

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A 20 durante gli studi universitari avevo deciso di preparare un pranzo domenicale con i fiocchi per la mia coinquilina. Il menu prevedeva un arrosto di vitello con purea di patate (rigorosamente fatta in casa) e verdurine.
Partiamo dal presupposto che il taglio del vitello non era proprio dei più morbidi causa budget ristretto (tra il giovedì sera fuori e €40 di macellaio vi assicuro che a quell'età, ahimè, sceglievo la A). Proseguo col narrare che all'arrivo a casa mi resi conto che non avevo nemmeno la padella giusta. Ricordo ancora la scelta furbissima di utilizzare una teflon senza coperchio.
Dopo 5h il mio arrosto era ancora completamente crudo, la salsa era completamente evaporata e ho finito con tagliare delle fette e rosolarle in padella singolarmente.
Il tutto si tramutò nel peggior pranzo domenicale, mandando a quel paese sia le verdure che il puré (mai nemmeno approcciati quel giorno) mentre masticavamo gomma (l'arrosto) schifate.
Inutile dire che per anni l'arrosto é stato il mio dramma. Al solo sentirlo nominare gettavo la spugna, nella paranoia più totale di ripetere il già disastroso esperimento.
Oggi, con una conoscenza maggiore e una pentola in ghisa fabbrico arrosto come se non ci fosse un domani.
La stessa cosa successe la sera del mio compleanno qualche anno fa (per chi se la fosse persa qui). Reduce dall'esperienza parigina mi ero fatta una torta da veri fighi.. O quasi. Da quel lontano (si fa per dire) 22 aprile non ho più osato nemmeno avvicinarmi a pan di spagna, crema pasticciera e fragole assieme fino... A quest'anno!
È così che, senza nemmeno faticare troppo, seppur con un po' di timore al momento del taglio mi sono rilanciata sul fraiser e, credetemi, a volte vale proprio la pena affrontare le proprie paure!
Se vado avanti così tra qualche anno mi lancerò da qualche diga con un elastico alla caviglia.
Certo, certo...

FRAISER (1 teglia quadrata 20x20 o 24x24)

1 pan di spagna quadrato
500g latte
5 tuorli
70g zucchero
35g maizena (o amido di mais)
15g farina
1 baccello di vaniglia (o una punta di semi)
60g burro
500g fragole (circa)
80g zucchero
100g acqua
qb zucchero al velo
  • Preparare il pan di spagna come da vostra ricetta
  • Per la crema pasticciera portate a bollore il latte con 30g di zucchero e la vaniglia. Nel frattempo in una ciotola unite i tuorli con la farina, la maizena e il restante zucchero. Quando il latte bolle versarlo sui tuorli sempre mescolando. Riportare il tutto nella pentola e sempre mescolando con una frusta portare a bollore nuovamente. Quando forma i vulcani di calore lasciar cuocere per 30 secondi circa. Mettere in una ciotola, aggiungere 30g di burro morbido alla pasticciera ancora calda (diventerà una crème mousseline), coprire con la pellicola e far raffreddare. Una volta raffreddata aggiungere i restanti 30g di burro morbido. Mettere in un sac à poche per facilitare il dressage
  • Preparare lo sciroppo portando ad ebollizione l'acqua con lo zucchero. Far raffreddare
  • Dividere il pan di spagna in due quadrati e, se necessario, pararlo per ottenere un rettangolo perfetto. Imbevere il primo quadrato con lo sciroppo e posizionarlo in una forma quadrata possibilmente sul piatto da portata. Coprire con uno strato di crema mousseline. Posizionare le fragole precedentemente lavate e tagliate a metà tutto intorno i lati mettendo la parte piatta verso l'esterno. Coprire il fondo con le restanti metà e ricoprire a loro volta di crema mousseline. Imbevere il secondo quadrato di pan di spagna da entrambe le parti e coprire il tutto. Mettere in frigorifero per almeno 4h, meglio se una notte
  •  Prima di servire togliere la forma e spolverare di zucchero al velo




 

NOTA:
Volendo si può fare una crema al cioccolato al posto di una pasticciera normale aggiungendo del cioccolato fondente alla crema ancora calda.
Chiedo venia per le foto dell'opera finale terribili. L'idea era quella che ne avanzasse e il giorno dopo, con calma e luce adeguata ma soprattutto senza affamati, sarei riuscita a scattare foto memorabili (si fa per dire). Ecco, non é andata così, il domani questa torta non l'ha mai visto! :-)

Professione Ortolana

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È vero, lo ammetto, tra pollici e alluci niente di verde.
Ma proprio niente.
A 18 anni avevo un morosino giardiniere che aveva provato, timidamente, a trasmettermi un po' di passione regalandomi fiori (che morivano regolarmente nel giro di qualche giorno) o piante aromatiche (di breve sopravvivenza).
Con gli anni un minimo di passione in più é arrivata ma di certo non arriverò mai ai livelli di mia mamma con la casa invasa dalle orchidee in fiore dopo mesi, che dico, anni. E nemmeno come i miei nonni che quotidianamente si recavano nel loro giardino.
Però.
La passione per il cibo che avanza, l'amore per il buon prodotto, la carenza (a volte) di prima scelta nei supermercati e quell'aria di sfida con me stessa mi hanno portata qui.
Signore e Signori, avete davanti a voi un'Ortolana.
Già.
Un orto.
Talmente pieno che sembra uno di quei piatti da buffet nei villaggi. 
Ma a me piace.
Felice come una bimba il giorno di Natale lo curo, lo annaffio, lego i pomodorini. I primi due giorni passano sereni.
Al terzo inizia a piovere, e penso che sia un segno del destino. Un aiuto divino.
Al quarto non ha ancora smesso di piovere e il mio orto sta diventando una piscina.
Al quinto arriva pure la grandine trasformando la piscina in pista di ghiaccio.
Al sesto finalmente splende il sole, penso sia stato soltanto una prova: superata.
Al settimo giorno scopro che dell'insalata non restano che dei moncherini.
Grazie lumaconi per apprezzare tanto il mio orto. Ci mancavate solo voi in questo progetto distruttivo di una me Ortolana.
Ma tranquilli, ce la posso fare.


PANNACOTTA
alla
BARBABIETOLA
20ina ciotoline


INGREDIENTI:
250gbarbabietola cotta
200gpanna fresca
200gcrème fraîche
10gzenzero 
3fogli di gelatina
1barbabietola cruda
qbsale & pepe
qbcrescione in germogli
qbolio per friggere

PROCEDIMENTO:
1 In un mixer unire la barbabietola cotta con la panna, la crème fraîche, lo zenzero grattugiato, sale e pepe. Frullare bene il tutto fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo
2 Versare il composto in un pentolino e portarlo ad ebollizione, strizzare la gelatina precedentemente fatta ammollare in acqua fredda e aggiungerla alla barbabietola, mescolare bene con una frusta
3 riempire le ciotoline a piacere, lasciar raffreddare e mettere in frigorifero a solidificare per qualche ora
4 tagliare la barbabietola cruda a dischetti con l’aiuto se possibile di una mandolina. Scaldare l’olio in un  pentolino e quando caldo tuffare le chips di barbabietola finchè risulteranno croccanti. Disporle sulla carta cucina per farli asciugare
5 servire la pannacotta di barbabietola (meglio se tolta dal frigo 15-20min prima) con i germogli e la chips





 NOTE:
È un ottimo stuzzichino per aperitivo ma potrebbe essere anche un buon antipasto. Evitare porzioni troppo grandi, altrimenti diventa stucchevole :-)

Fragole, fragole, fragole

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Se vi dicessi che la mia assenza é stata causata dalla nuova passione agricola ci credereste?
Eppure le ore passate nel micro orto sono state tante, più che altro nella speranza di veder crescere tutto alla rapidità di farmville.
I primi segni di nascita li ha dati l'insalata, mangiata a breve dai lumaconi (subito rimediato con cenere, gusci, preghiere e quant'altro). Sono poi arrivati i limoni "non é ancora ora, non é ancora ora" fino a trovarne uno marcio a terra. Tutto bene, sempre.
Mi sono lasciata incantare da quello che doveva essere una pianta di peperoncino rosso, ero galvanizzata da quel cornetto verde che stava crescendo. Al momento mi ritrovo con una sorta di corno delle alpi che sta man mano invadendo l'orto e non ha nessuna intenzione di arrossire. Avrò sbagliato taglia o colore?
La melanzana é in fiore e vedendo il tempo che ci sta mettendo servirò parmigiana ad ottobre come se piovesse. Lo stesso vale per finocchi e fave, che continuano a rinforzarsi ma temo che quest anno me la danno buca. Ma io ci credo ancora.
I pomodori, cuor di bue, temo stroncheranno la pianta, così ciccioni e possenti su un tronchetto da "tre e una cicca" come direbbe mia nonna.
Ma attenzione attenzione, il vero orgoglio va...
"Non le voglio! Invadono tutto!" diceva Lui
"Siii ti prego! Rinuncio a mirtilli, more, lamponi, ribes,.. ma prendiamole!"
Indovinate chi l'ha spuntata?
Esatto, sei stupende piantine di fragole che, in situazioni ottimali, consentono la produzione di:
* 0 barattoli di marmellata
* 0 mousse alle fragole
* 0 fragole sciroppate
* 0 gelato alle fragole
* 0 margarita ghiacciata
* 1 bacinella con 3 fragole
Insomma, un orgoglio raro.
È così che dopo aver tolto la prima con grande cura e averla divisa in 5 parti (ogni commensale aveva diritto a un micro-quinto) ne ho curate due, belle, grosse, rosse, spettacolari. Le raccolgo con cura, le appoggio per terra pensando "quasi quasi lego questi pomodori" e...
SNEC.
Ho accidentalmente calpestato la produzione annuale di fragole.
Tutto bene, sempre.

TORTA DI FRAGOLE (non mie) E RABARBARO

450g rabarbaro
250g fragole
250g di yogurt bianco (o due vasetti)
250g farina (io senza glutine)
250g maizena
1 bustina di lievito per dolci
5 uova
280g zucchero
1 punta di coltello di semi di vaniglia
250-300g olio di semi
1 manciata di pinoli o mandorle a scaglie
QB zucchero al velo e burro per la teglia

  • Lavorare le uova con lo zucchero e la vaniglia fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungere lo yogurt, lavorare velocemente e la farina con la maizena e il lievito. Lavorare fino ad ottenere un composto omogeneo
  • Mettere il tutto in una teglia precedentemente imburrata, sparpagliare il rabarbaro precedentemente lavato, privato dei filamenti e tagliato a tocchetti. Infornare a 200°C in forno pre-riscaldato per 15 minuti circa
  • Togliere la torta, aggiungere le fragole tagliate a tocchetti, le scaglie di mandorla, spolverare di zucchero al velo e infornare nuovamente per 20-25 minuti. La torta deve risultare dorata in superficie
  • Prima di servire cospargere nuovamente di zucchero al velo

NOTE:
La ricetta originale l'ho presa da qui e modificata a mio piacere, soprattutto utilizzando una farina senza glutine. Ovviamente l'effetto era meno morbido di quanto non sarebbe stato con una farina normale. Ho inoltre aggiunto un 50g di panna & latte per rendere il composto più morbido (la farina senza glutine assorbe più acqua rispetto a quella normale) ma se dovessi rifarla non esiterei ad aggiungerne ancora di più :-)
Malgrado tutto non ne é avanzato un pezzetto!

Lei c'é

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Lei c'é.
Ma tu mica te ne rendi conto.
O meglio, lo sai, lo vuoi, lo pretendi quasi, ma mica capisci veramente.
Sono servite fiumane di amiche con le loro esperienze e qualche anno in più per fare il punto della situazione.

  • Neonata, accudita ogni secondo, ogni attimo. Senza nemmeno rendersene conto. Lei c'era
  • Gli anni scolastici, le prime difficoltà nel gestire le relazioni con gli altri litigando, prendendosi a calci o semplicemente utilizzando quel lessico pungente che solo un bambino sa fare. Lei c'era
  • I pranzi, tutti i santi giorni, quasi sempre diversi, sempre in orario, sempre presente. Lei c'era
  • Le vacanze a sciropparsi i miei "giochiamo, facciamo, andiamo", qualche (molte?) intimidazioni per farmi smettere ma poi comunque... Lei c'era
  • I primi problemi di cuore, di quelli che ti sembra di perdere l'anima, dove ascolti una canzone per giorno e notte singhiozzando come se non ci fosse un domani. Lei c'era
  • Andare all'università, tornare e trovare chi ti lava e stira, chi ti cucina, chi ti coccola manco fossi in un hotel 5 stelle. Lei c'era
E questo é solo un piccolo, piccolissimo, elenco di cose che Lei ha fatto per me. Per carità, non é mai stata una chioccia o una di quelle "amoretesorocucciolopiccipicci" però c'é sempre stata. Solo oggi mi rendo conto di quanto egoismo ci possa essere in un figlio, seppur non volontario. Quell'egoismo "sano" per il quale tu sai che Lei c'é. Quella rete di protezione in un grande circo prestigioso, tu a piroettare sulle funi della vita, Lei sotto, silenziosa e paziente, sicura e accogliente. Basta un piccolo tentennamento, una svista, uno scivolone e Lei c'é.

Cara Mamma, ti ringrazio per tutti questi anni di amore incondizionato, di risate, litigate, di gioia vissuta assieme. Ti ringrazio per aver sempre tenuto la porta aperta per non avermi fatto pesare mai questo dover "esserci sempre".
Tantissimi auguri di compleanno <3

FOCACCIA

500g manitoba (o farina di spelta)
10g lievito di birra secco
140g olio d'oliva
360g acqua
10g sale
qb semolino
qb sale grosso
qb erbette
  • Lavorare la farina con il lievito, 40g di olio, l'acqua ed il sale fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. La consistenza resterà relativamente umida e appiccicosa ma non aggiungere farina!
  • Mettere la pasta a lievitare in un contenitore preferibilmente quadrato e precedentemente oliato. Coprirla con un telo o con un sacchetto di plastica e lasciare lievitare per 1h circa (deve raddoppiare)
  • Ungere il piano di lavoro e spolverarlo di semolino (opzionale), trasferire l'impasto lievitato con molta delicatezza e piegarlo in modo da tenere all'interno l'aria. Dividere in due parti e formare due filoni rettangolari allungando la pasta leggermente. Posizionare i due filoni sulle teglie (ben distanziate o si incolleranno!). Far lievitare per un'altra ora, l'impasto deve raddoppiare di volume
  • Bucherellare le due focaccine con i polpastrelli accertandosi di andare ben in profondità, condire con l'olio restante (o almeno parte) e con quel che più vi piace (pomodori, cipolle, erbette, olive) e cuocere per 15 minuti in forno preriscaldato a 220°C. Condire con un filo d'olio a fine cottura e far raffreddare





NOTA:
Si può chiaramente fare una sola focaccia grande al posto di due piccole.
Ottima tiepida! Ma anche il giorno dopo non é malaccio, sempre che vi rimanga :-))

Sono un disastro

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Sono un disastro.
Un vero disastro.
Fosse per me vivrei da precaria, con cose in mille sacchetti in giro, sparsi, senza aprirli mai. Credo sia una sorta di patologia (e se ci fosse uno psicologo tra chi legge sarei grata in una psicanalisi rapida). È più forte di me, é come se fosse una sorta di comfort-zone, un peluche rassicurante o una sicurezza. Che ne so, sarò matta o semplicemente disordinata.
Molto disordinata.
Il dramma però avviene quando questo disordine compulsivo affligge anche terzi che possono essere Lui, amici o genitori.
È così che dopo anni di scatoloni ammassati in cantina dai miei, mi viene richiesta una pulizia nel dettaglio con parola chiave *ordine e distruzione*.
Passo ore a rovistare tra queste vecchie cose, il quaderno di matematica alle elementari, il classatore di francese con le dediche sopra ma anche il libro di testo di italiano. Non mi basta capire cos'é, voglio tornare indietro, assaporare quello che per me era importante da ragazzina. Inorridisco davanti a certe letterine mandate (e ricevute) da compagne con frasi del tipo "sono innamorata folle di quel ragazzo che con cui non ho mai parlato" per poi rinnegare tutto due letterine dopo. Impazzisco nel vedere quante cose avrei potuto imparare a scuola se soltanto non avessi sempre e soltanto voluto galleggiare (nelle materie che odiavo) e vivere di rendita (nelle materie che amavo).
Non che fossi una sorta di scellerata che ogni anno di questi tempi si doveva far fustigare dai genitori per i pessimi risultati scolastici, anzi. Però, qualche sforzo in più a matematica e storia avrei potuto farlo.
Tra i reperti scolastici e le Smemorande però scorgo qualcosa di molto più antico, cose di quando hai 5 anni. Guardo bene e mi prende un colpo al cuore: adesivi.
Ma non di quelli semplici, quelli da ricalcare. Ricordo ancora il negozio dove mia mamma me li comprò, ricordo perfettamente l'amore per quei quattro fogli pieni zeppi di animali. Ricordo l'emozione nel guardarli ma mai usarli perché "non c'era mai il momento buono". È così che ho ritrovato quattro fogli ancora pieni, immacolati e perfetti.
Sono un disastro.
Un vero disastro.



PS: Da notare nel disegno il carrello della spesa in mezzo all'orto e le mele & pere volanti. Alcuni sostengono possa essere un tosaerba, forse. Cercasi, nuovamente, psicanalista pedagogico.
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