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Channel: asinochileggeancora
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Vita da porto

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C'é la settimana della moda, Fashion TV e il porto.
No, non la passeggiata del porto, quella é l'affronto ad ogni tipo di fashion. Non che io sia Gisele Bundchen però la pelle bianchiccia, il sandalo con la calza al ginocchio, la polo corta e slavata in pendant col cappellino della prima vacanza fatta non si possono vedere.
Ad ogni modo.
Il porto.
È una vera sfilata di moda.
Anzi. La sfilata di moda per eccellenza.
Dove però sono gli uomini a farla da padroni, confrontando, seppur in modo molto sottile, i propri averi, i propri gadget e le proprie compagne.
Barche piccole, microscopiche, navi giganti, yacht di lusso, caicchi, gommoni. Ognuno posizionato nel proprio slot, chi con figli ingaggiati come ciurma imbranata, chi con marinai qualificati in divisa, chi con veri e propri buttafuori enormi dallo sguardo tetro che ti fanno passare la voglia di guardare all'interno per capire chi si potrà permettere tale lusso.
Ci sono quelli che nemmeno sanno come si entra in porto e travolgono le ancore altrui, altri che per l'ansia che qualcuno si avvicini troppo restano di vedetta sullo scafo dalla mattina alla sera.
Ma il meglio, il top dei top, arriva la sera.
Vestiti da festa, sui rispettivi galleggianti, gli armatori si godono la cena con i passanti (ora in tenuta serale) che giocano al "cos'avrai nel piatto?".
La musica si alza e si mescola con quella del vicino e dei bar adiacenti. Chi classica, chi jazz, chi house, chi semplicemente si gode il minestrone sonoro sulle panchine ammirando estranei ballare per strada.
Ognuno vive il proprio momento di gloria.
Io? Ho pensato di giocarmela in pieno pomeriggio, sfracellandomi al suolo dalla scaletta che porta a terra sbucciandomi gomiti e ginocchia in onore dei tempi dell'asilo.
Lo so, terribilmente fashion!





Villaggio Vacanze

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Ho sempre creduto che la vacanza in barca fosse riservata a quelli di standing superiore. 
Ai benestantitendentealricco. Ecco. A loro.
Già comprare un’automobile costa caro, figuriamoci una barca. Uno yacht. Una superbarca.La gestione poi? Vogliamo parlare dei costi di manutenzione del galleggiante in acqua e fuori, lo stipendio dei marinai, il gasolio, i permessi, il porto, il tender o gommone che sia.
Insomma, la barca fa figo e se la possono permettere in pochi. 
Poi però.
Scopri che la barca la puoi comprare anche in leasing, che alla fine le patenti navali le danno anche nelle Antille dopo 3 lezioni e che se ti diletti nel lancio della fune, in porto, non ci devi neanche andare. 
O quasi.
Ed é così che improvvisamente la barca non é più soltanto un’isola remota destinata ai più fortunati, bensì una pratica comune a tutti. 
O quasi.
La barca la puoi noleggiare con o senza equipaggio, con o senza inserti fighi, con o senza ego.
Improvvisamente il detto “spuntan come funghi” viene rimpiazzato dal “spuntan come navi” e con loro le tragiche manovre di chi, ahimé, per risparmiare i soldi dello skipper si diletta in sport complicati.
Il villaggio vacanze viene boicottato per una ben più salutare vacanza a mare aperto. Hai paura di sentirti solo? Non ti preoccupare, c’é quella che viene chiamata FLOTTIGLIA o ormeggio a pacchetto. O come lo definirei io: Valtur All Inclusive. 
Uno attaccato all’altro come una sorta di porto artificiale, le famiglie amiche, che per ovvie ragioni non possono/vogliono noleggiare/acquistare uno yacht a 6 piani vivono la vita condominiale galleggiando.
Alle 8 colazione. 
Alle 9 acquagym.
Alle 10 pallanuoto.
Alle 11 scacchi.
Alle 12 gioco di mezzogiorno.
Insomma, se per quest’anno non hai ancora prenotato, dai retta a me.
Fatti un boatvillage. 
Si condividono anche le zanzare.




Glossario

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Avete mai studiato il russo?
Io si.
E sapete qual era la mia più grande frustrazione?
Il cirillico.
E non tanto perché dovevo apprendere nuove lettere, ma proprio perché le lettere che io riconoscevo come B P C H magicamente in russo cambiavano suono. 
Ora. Se uno deve imparare il giapponese, deve per forza fare un corso di arti grafiche. Se uno deve imparare il greco antico, deve sforzarsi di fare un tuffo nel passato.
Se uno vuole studiare il russo deve fare una sorta di ginnastica mentale dimenticando quel che ha sempre creduto per rovesciarlo nell’apprendimento. Insomma, mica come dirlo.
Ora, cosa c’entra questo con la barca?
Ebbene, la sindrome da enigma si ripresenta.
La corda si trasforma in cima.
La ringhiera in draglia.
I pali in alberi.
Le carrucole in bozzelli.
I cavi in acciaio in sartie.
Le vele hanno un nome preciso manco fossero animali domestici.
La poppa non si chiama dietro.
La prua non si chiama davanti.
Che poi attenti. Perché mica é semplice come sembra. Non tutti i fili d’acciaio si chiamano sartie, perché ce n’é uno che si chiama Marocchino. Motivo? Chi lo sa.
Quando gridano “CAZZA!” non intendono offendere nessuno, semplicemente vogliono tirare/stringere una cima (e guai chi la chiama corda) sul winch (niente a che vedere con le ben più famose Winx per le bambine) o meno. Il “LASCA LA SCOTTA” non é un termine culinario utilizzato dal capitano Toscano dovuto al gas troppo forte sulla pentola troppo piccola. Eh no. Lascare = lasciare, scotta = “fune che tiene una vela”. O simile. 
Ma il dramma peggiore, dall’alto della mia ignoranza, si é presentato davanti alla cambusa.
*CAM - BU - SA*  Nella mia testa paragonabile alla stanza delle torture nel medioevo.
Ma perché, almeno quella, non potevate chiamarla cucinetta?


Operazione MASSAIA

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Probabilmente lo faccio per darmi un tono.
Con me stessa, ovviamente.
Stile: anch'io ci posso riuscire.
Già che le pulizie di casa non sono la mia passione come nemmeno il lava-stira-ripiega. Non parliamo dell'essere ordinati e precisi, men che meno pazienti.
Che poi leggerlo nero su bianco fa un certo effetto.
Sono davvero un disastro.
Lui?
Ama.
Ripete con dedizione che fare le pulizie lo rasserena, rilassa, tranquillizza. E vi assicuro che tra il balletto e il rugby preferisce il secondo.
Così ho dovuto cedere.
Un po' causa tentazioni da frutticoltori, riviste di cucina o giornali.
Anch'io ci sono cascata.
E mi sento davvero bene.
Una massaia.
Pur senza marito e figli.
Senza fattoria.
Senza campagna.
Senza orto.
Senza campi.
Ma col mal di schiena.
Eh già. Quest'anno anch'io mi sono data alle marmellate e conserve!
Ma comincio sempre piano, solo 15kg a volta.

TE FREDDO ALLA MENTA MAISON (1L)
3-4 rametti di menta fresca
30g zucchero di canna (o normale)
15 foglie di te verde (o una bustina)
  • Sbollentare le foglie di menta per qualche secondo, così da togliere il loro lato amaro
  • Metterle in una teiera-brocca-recipiente con 1L di acqua bollente, lo zucchero di canna e il te verde. Lasciare in infusione per qualche minuto. Togliere il te verde ma lasciare le foglie di menta. Far raffreddare e riservare in frigorifero
  • Prima di servire aggiungere qualche fogliolina di menta fresca


 

NOTA:
Questo fa sempre parte del mio progetto MASSAIA.
Scherzi a parte, questo te freddo é delizioso in queste giornate di caldo. Famosissimo in Marocco servito caldo e con molto più zucchero (50g). Volendo le foglie di menta si possono togliere se non si vuole un'infusione troppo forte, io le lascio e se mai allungo leggermente il te con dell'acqua ghiacciata.
A piacere potete aggiungere un goccio di lime o limone.

Detti Stagionali

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Pare io stia invecchiando.
Improvvisamente.
Non perché mi fa male la schiena, se esco una sera il giorno dopo sembro uno straccio o il figlio dell'amica di mia mamma 18enne mi chiama Signora.
Oh no.
Io sto invecchiando internamente.
Sono ormai vittima del filone nonnesco dei proverbi, dei detti e dei commenti su presente-passato.
"Si stava meglio quando si stava peggio"
"Ai miei tempi non si andava all'asilo col cellulare"
"Ma ti rendi conto che c'é gente che fa la spesa online?"
Ma il peggio, l'apice della mia distruzione psico-fisica, si sta abbattendo su di me con grande insistenza.
"L'estate é finita".
Ricordo mio Papà pronunciare queste 4 parole il mese di luglio, poi sempre più spesso ad agosto. Il sole cala prima, la mattina fa fresco, nei supermercati vendono già zucche e arredi coloro marrone-arancione-giallo. Che poi, cari centri commerciali, perché, perché?? Perché non ve le tenete in magazzino fino al 20 novembre le vostre zucche spiritate??
Io lo guardavo attonita, ripetendo che al 16 di agosto l'estate non é finita, ma é al suo massimo. È caldo, é bello, é vacanza.
È ottimismo allo stato puro.
Ieri sera alle 20.30 era già buio e stamattina ho portato fuori Mr Geido con una felpa sulle spalle borbottando a Lui "L'estate é finita".
Sto indubbiamente invecchiando.


VANILLA LEMON CURD (2 vasetti da 150ml) 

50g burro morbido
2 limoni
2 uova
70g zucchero
1 cucchiaino di fecola di mais
1 baccello di vaniglia
  • Lavare i limoni (preferibilmente BIO), asciugarli e grattugiare la buccia di uno dei due. Spremerli e mettere il tutto in un pentolino 
  • In una ciotola unire le uova, il burro tagliato a dadini, i semini del baccello di vaniglia e lo zucchero. Aggiungere la fecola e versare il tutto nel pentolino con i limoni. Cuocere a fuoco basso (come una crema inglese) senza smettere di mescolare con una frusta fino a quando il composto non risulterà cremoso
  • Filtrarlo e conservarlo in un contenitore da marmellata










NOTA:
Il lemon curd é perfetto come crema per i biscotti o budino per i golosi. Ottimo come farcia per torte a base di pasta frolla, torta margherita o altro.
Si conserva 15 giorni in frigorifero.

PS: A voi che avete bambini piccoli, grandi, a voi che dite che cucinare a volte é complicato. Pensate a me! Come si fa a resistere a questa palla di pelo???



Corsi per adulti

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Ci sono i corsi per adulti, per bambini, per anziani e probabilmente anche per bebé.
Ci sono quelli di ceramica, di cucina, di cucito, di lettura, di contabilità, di lingue.
Ci sono quelli per gli sportivi.
Ci sono quelli prematrimoniali, preparto, precoppia, predivorzio.
Ci sono quelli per l'addestramento di cani, gatti, cavalli e probabilmente persino pesci rossi.
Ci sono quelli tecnologici, di fotografia, di computer, di software e quant'altro.
Ci sono quelli di massaggi, yoga, pilates, respirazione.
Insomma, ce ne sono di tutti i tipi, per tutte le età e problematiche.
Ma perché nessuno, proprio nessuno, ha mai pensato al corso pre-condominiale?

*Ogni allusione a condomini e vicini é puramente casuale, non parlo di certo di quello del quarto piano che conta quante volte abbaia Mr. Geido, quanto gioca il figlio del vicino sull'altalena, quanto spesso e come viene tagliata l'erba, come viene posteggiata l'auto, l'ordine in garage, il fumo (invisibile) della griglia per le cene tra amici, l'utilizzo dell'ascensore dalle ceste della lavanderia e tanto tanto altro ancora.
Tranquillo, Caro Vicino, non parlo proprio di te. Ma la prossima volta, quando decidi di andare a vivere in un condominio, perché non ci pensi due volte e prima valuti l'opzione: casa monofamigliare in posizione solitaria?

POLPETTONE DI VITELLO EASY (2-3 persone)

500g carne macinata di vitello
1 uovo
1-2 cucchiai di ricotta
1 cucchiaio di parmigiano
q.b. salvia
q.b. sale e pepe
  • In una ciotola unire la carne macinata (io solo una volta), l'uovo, la ricotta, il parmigiano, qualche fogliolina di salvia tagliata a striscioline, sale e pepe. Mescolare il tutto fino ad ottenere un composto unito (vedi foto). Formare un salsicciotto del diametro di 5cm circa (a me piacciono le fette piccole rispetto a quelle grosse). Avvolgerlo nella carta da forno formando una caramella. 
  • Infornare in forno già caldo a 180-200°C per 30-40 minuti. Lasciare intiepidire
  • Scaldare (deve essere tiepido!) un po' di olio in un pentolino, mettere in infusione salvia e rosmarino. Servire il polpettone con questa salsina, patate arrosto e una bella insalata verde





 

NOTE:
Il polpettone é il piatto forte di mia suocera che lo cucina divinamente. Io ho tentato di fare una versione semplificata, boicottando pane e pangrattato (da buona celiaca) come anche la salsiccia. Il risultato é stato ottimo, molto leggero e perfetto per queste serate estive. Volendo aggiungete questi ingredienti all'impasto iniziale. Potete aggiungere anche del prosciutto crudo. Attenti però al sale e al parmigiano.
Non da ultimo, il polpettone con il cucchiaio di ricotta risultava tenerissimo!

Malinconia del passato

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Forse é il cambio stagione.
Forse sono gli eventi che mi circondano.
Forse é stato il weekend appena trascorso con mamma e papà. Noi tre. Soli.
Come ai vecchi tempi, come quando ero piccola, come quando guidava papà e io stavo dietro.
In questi momenti di unione, in questi momenti in cui sai che il passato é passato e non tornerà, ti ricordi della tradizione, della storia, dei ricordi.
Non so bene quando una cosa diventi tradizione o semplicemente cambi il suo posto nella hit-parade personale dei ricordi. Credo che succeda quando ormai é troppo tardi. Un po' come il non aver chiesto la ricetta delle polpette alla nonna, il non aver filmato il nonno mentre raccontava i racconti goliardici di quando, da giovane, faceva il veterinario in un circo o semplicemente il non aver immortalato momenti unici, passati.
Forse (sicuramente) un po' vecchia dentro, malinconica e decisamente amante della famiglia e dei suoi ricordi. Le ore trascorse a guardare filmati di una me in miniatura con una mamma in piena forma gridare ogni tre per due "Fai il verso dell'orso!". Guardare e riguardare le foto di infanzia, chiedere racconti del passato, di incontri, di avventure, di vita.
Conoscere il passato per capire meglio il futuro. Amare follemente quel che é stato perché senza, probabilmente, non sarei quello che sono oggi.
Perché forse la tradizione dovrebbe cominciare adesso, non domani quando ormai é troppo tardi. Perché i ricordi goliardici, o meno, restino attaccati a noi all'istante e non solo dopo anni, trasformati e rivisitati. O in ogni caso non soltanto.
Perché oggi guido io e il papà sta dietro, pronto a sorreggere e correggere. Pronto ad osservare, sempre in compagnia della mia adorata Amelia Fattucchiera, il frutto di quello che hanno coltivato con amore.
Grazie Mamma e Papà.
Grazie.
Perché la mia tradizione, la mia vita, il mio ricordo goliardico, siete voi.

GAZPACHO (1L)

3 peperoni (giallo, verde, rosso)
600g pomodoro da sugo maturi
1 cipolla rossa
1 cetriolo
100g mollica rafferma
50g olio d'oliva
q.b. aceto
q.b. sale e pepe
ev. tabasco, aglio o aromat
  • In una ciotola ammollare la mollica di pane con un po' di aceto (circa mezza tazza) e acqua
  • Incidere una croce sui pomodori, sbollentarli in acqua bollente per qualche secondo e spellarli. Dividere in 4 e privarli dei semi
  • Sbucciare il cetriolo e tagliarlo a tocchetti, pulire i peperoni e tagliare anch'essi. Sbucciare la cipolla, tagliarla. Eventualmente anche l'aglio
  • Mettere tutte le verdure nel frullatore (nel mio caso bimby) e l'olio. Frullare fino a quando la massa risulta densa ma omogenea. Aggiungere il pane strizzato, aggiustare di sale e pepe (ev. tabasco e/o aromat). Frullare nuovamente per ottenere una crema liscia (o meno a dipendenza dei gusti)
  • Servire con cetrioli, cipolla, pomodori crudi a cubetti




Buono vacanza

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Non é che ci si possa proprio lamentare.
Un anno fa come oggi io e Lui ci apprestavamo a passare la giornata a bordo di due moto nel mezzo del Vietnam. I nostri compagni di viaggio erano la brutta copia di Fonzie, seppur molto gentili.
E non possiamo neanche lamentarci che dopo Happy Days siamo stati anche in Cambogia, poi in Laos, poi in Thailandia e poi via via ancora in giro per l'Asia.
Non é che ci si possa lamentare di 100 giorni di viaggio.
Liberi.
Spensierati.
Vagabondi.
No, per carità, no.
Però.
Non é che funziona come buono a vita.
Non é che se tu fai un viaggio allora non hai diritto a farne altri.
"Niente vacanze per noi quest'estate, sai tra una cosa e l'altra"
"Be', ci mancherebbe, dopo il viaggio che avete fatto!"
"-.- ... Pensavamo di partire nel periodo natalizio"
"Ma ancora??"
Ora, caro tu che mi fai i conti in tasca, la mia prossima vacanza la farò per gli 80 anni?

PAD THAI DI POLLO (4 persone)

2 petti di pollo
200g tagliatelle di riso
1 scalogno
2 spicchi di aglio
1 lime
1-2 uova (a dipendenza del gusto)
1 manciata di germogli di soia
2-3 cipollotti
2 cucchiai di zucchero
1 cucchiaio di succo di tamarindo
q.b. salsa di pesce (ca. 3 cucchiai)
q.b. peperoncino fresco (senza semi!)
q.b. olio di semi
q.b. arachidi fresche non salate
  • Portare dell'acqua a bollore e versarla in una ciotola dove avrete messo le tagliatelle di riso. Lasciar ammorbidire per una decina di minuti (guardare sulla confezione!). Le tagliatelle devono risultare morbide ma ancora consistenti o si spappoleranno in cottura

  • Preparare la salsa per il pad thai unendo il lime, la salsa di pesce, il succo di tamarindo, lo zucchero e mescolando per bene
  • In una padella antiaderente far tostare le arachidi senza aggiungere grassi. Riservare

  • Tagliare il pollo a tocchetti. In un wok (o padella) scaldare un filo di olio di semi (io metto anche un goccio di olio di sesamo, pochissimo o darà troppo gusto). Aggiungere lo scalogno e l'aglio tritato (opzionale in casa mia, ma necessario in Asia), rosolare per qualche secondo poi aggiungere il peperoncino fresco tagliato a tocchetti. Rosolare per 30 secondi. Aggiungere metà dei germogli di soia e parte del cipollotto tagliato a tocchetti. Rosolare. Aggiungere il pollo e far cuocere prima di aggiungere la salsa preparata in precedenza

  • Creare uno spazio nel wok, rompere l'uovo (o le uova) in una ciotola e con l'aiuto di una spatola cuocerle nello spazio ricavato facendo come delle uova strapazzate
  • Unire le tagliatelle ormai morbide e amalgamare il tutto fino a quando risulteranno totalmente morbide
  • Servire con il cipollotto e i germogli di soia rimasti e le arachidi fresche sopra. A lato degli spicchi di lime





NOTA:
Il pad thai si mangia tradizionalmente con i gamberi che si sposano perfettamente con il gusto dolce e salato di questa ricetta. 
Volendo potete aggiungere del coriandolo, erba molto utilizzata in Asia e specialmente per piatti come il Pad Thai. Io non amandolo, l'ho evitato.
Nella mia foto non ci sono né cipollotti, né lime. Sempre perché tra il dire e il fare c'é di mezzo l'intelligenza personale. (ah ah ah)
Se vi siete fatti spaventare dagli ingredienti, pensate che in un buon negozio asiatico li trovate tutti e una volta comprati potrete utilizzarli a vita. o quasi. Un po' come i 100 giorni in Asia ;-)
Per evidenti ragioni, ognuno ha il proprio gusto. Assaggiate e correggete a vostro piacimento.

Sushi sui trampoli

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Immagina Lui e Lei pronti ad uscire per cena.
Da tanto non lo facevano, un po' gli impegni di Lui, un po' i catering di Lei, un po' gli impegni con amici e parenti, un po' il richiamo del divano.
Stanno già bramando sushi.
Lei si é messa bene per Lui, tacco alto, jeans neri stretti, camicia bianca e giacchetta di ecopelle che fa tanto ribelle e chic allo stesso tempo. Per non sbagliare l'accessorio borsa é una kitchata pazzesca piena di brillantini che funge anche da catarifrangente per strada o da segnale luminoso in caso si dovesse perdere.
Lui non é da meno. Una scarpa da ginnastica meno ginnasta del solito, jeans, camicia, giacca.
Sono fighi. O almeno, pensano di esserlo.
Arrivano al ristorante e vengono indirizzati verso dei simili-tatami.
Anche il posto é figo. O almeno, pensa di esserlo.
Ordinano sushi a volontà, ridono, chiacchierano, scherzano.
Si divertono.
Una serata memorabile.
Al ristorante qualche tavolo occupato, per lo più coppie. Qualche amico.
Un'atmosfera perfetta.
"Vado a pagare, ti aspetto là" dice Lui.
Lei prende il suo tempo, non senza tirarsela un po', in fin dei conti é seduta su un tatami. Appena cerca di alzarsi si rende conto che, forse, quegli ultimi uramaki erano di troppo. Si sente un po' pesante sulle gambe e quello scalino per togliersi dalla morsa del tavolo un po' alto. Nota che alcune coppie e un tavolo di amici la stanno osservando incuriositi. Si da un tono, aggiusta la giacchetta e hopp. Manca lo scalino, manca anche quello dopo e quello dopo ancora. Scivola, rovina pietosamente al suolo aggrappandosi al tavolino della coppia.
Silenzio.
Si rialza, con una sorta di classe invisibile, ride, sguaiata per la figura appena fatta.
Silenzio
Ride più forte.
Silenzio.
Esce dal ristorante, meno self-confident, meno bella, meno tirona ma molto più zoppicante.

HOMEMADE SUSHI (4-6 persone)

450g riso per sushi
540g acqua
70g aceto
3 cucchiaini di sale
3 cucchiai di zucchero
q.b. salmone, branzino, gamberi, tonno,...
1-2 avocado
1 cetriolo
q.b. semi di sesamo nero e bianco
q.b. alghe per sushi
  • Prima di cuocere il riso occorre lavarlo accuratamente, almeno 10-15 volte. In una bacinella coprire il riso con l'acqua e subito scolarlo. Durante il primo lavaggio non si deve toccare il riso. Per le seguenti volte, coprire d'acqua e con le mani rimestarlo leggermente e scolarlo. Ripetere questa operazione fino a quando l'acqua risulterà trasparente. Io l'ho fatto per una 20ina di volte e si può notare il cambiamento nel chicco di riso. A questo punto, lasciare riposare il riso nel colino per 15 minuti
  • Mettere il riso in una pentola, coprire con l'acqua e mettere il coperchio. Cuocere il riso dapprima a massima temperatura, appena inizia a bollire (non toccare il coperchio) abbassare la fiamma e cuocere per 15 minuti. Passati i 15 minuti alzare la fiamma al massimo per 15 secondi, togliere dal fuoco e far riposare per 15 minuti
  • Preparare il condimento unendo l'aceto, il sale e lo zucchero in un pentolino. Scaldare per far sciogliere sale e zucchero. Riservare
  • Una volta cotto, spostare il riso in una ciotola e rovesciarci sopra il condimento preparato. A questo punto il passaggio più arduo: raffreddare il riso mescolandolo con una spatola di legno mentre si sventola il ventaglio. Consiglio: chiedere aiuto a chiunque vi passi a tiro! Quando il riso risulta tiepido si può utilizzare per fare il sushi. Se si é preparato in anticipo, coprire con un panno umido
  • Prima di lavorare il riso, procurarsi una bacinella con dell'acqua e lavorare il riso con le mani umide
  • Sushi semplici: Appoggiare l'alga sulla tovaglietta tipica giapponese per fare il sushi, in legno. Coprire un rettangolo della foglia di alga con il riso, lasciando un bordino al lato superiore rispetto alla vostra posizione. Lo strato di riso deve essere di 5mm circa. Posizionare sul riso quello che più vi piace tagliato a striscioline: salmone, tonno, cetriolo, semi di sesamo, avocado. Aiutandosi con la tovaglietta, chiudere il rotolino ben stretto. Tagliare dapprima a metà e poi in 4 ogni metà
 
  • Uramaki: Sempre con il tappetino, ma stavolta foderato con la carta trasparente, appoggiare l'alga. Coprire con il riso, cospargere con sesamo bianco e nero. Capovolgere l'alga. A questo punto avrete il riso a contatto col tappetino e l'alga vuota davanti a voi. Farcire con salmone e avocado, tonno e avocado, o qualsiasi cosa vi venga in mente. Chiudere il rotolino come fatto prima chiudendo ben stretto. Dividere in due e ogni parte in 3
  • Nigiri sushi: preparare delle palline allungate di riso, senza esagerare nella grandezza, strofinare un po' di wasabi sulla superficie e posizionare una fetta di pesce, dei gamberi o di omelette giapponese (magari tagliare meglio il salmone sarebbe stato propizio) 
  • Spicy Tuna: uno dei miei condimenti preferiti. Tagliare al coltello il tonno, come per una tartare. Tritare del cipollotto. Unire i due, aggiungere un po' di maionese (secondo i propri gusti) e tabasco. Volendo anche del sambal olek. Aggiustare a vostro piacere. Riempire i sushi semplici (quelli con l'alga fuori per intenderci) e chiudere come per gli altri rotolini
  • Gustare il sushi appena fatto con wasabi e zenzero




 







NOTA:
Importantissimo! Il pesce per il sushi deve essere freschissimo quando lo comprate e dovete congelarlo prima del consumo per eliminare il rischio di contrarre l'Anisakis (qui più info). Chiedete al vostro pescivendolo di fiducia di farlo per voi o di assicurarvi che il pesce sia freschissimo e quindi congelatelo voi.
Vi lascio anche questo video per cuocere il riso che é fatto molto bene. Ogni cuoco giapponese ha le sue proporzioni di aceto, sale e zucchero che rendono il riso speciale. Fate le vostre prove! :-)

Ballo delle debuttanti

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Mi sono domandata se quelli che partecipano al programma matches.com, nomoresingle.com, findyoupatner.org si sentano come me in questo momento.
Insomma, uno si fa una certa idea, si crea un personaggio.
Un po' come quando si legge un libro e poi si guarda il film.
Perché immancabilmente tu Lui te l'eri immaginato molto più figo e Lei molto più sciatta. La casa era più grande e dove sarà mai finita la scena dove Lui va a passeggio con il gatto?
Peggio ancora gli incontri via chat, di quelli che "io so tutto di te, conosco vita morte e miracoli ma non ho idea di come suoni la tua voce". 
Alla fine il blog é così. 
Metti a nudo sentimenti, esperienze, emozioni. Le fai leggere a sconosciuti, che a volte sanno più del tuo migliore amico. Sanno quello che pensi, quello che ti capita, quello che provi. Sanno anche quello che mangi, come lo mangi e dove lo mangi.
Sanno tutto.
Che poi tutto.
Sanno che mi chiamo Nonna Papera. Ora, mica ci crederete, vero?
E chi glielo spiega a quella che (forse, eventualmente, ma speriamo) ti riconosce che A. non ti chiami Elvira e B. lo pseudonimo "ASINA" non é che ti faccia proprio impazzire.
Già, che poi mica colpa vostra se io ho scelto un nome assurdo per un blog di cucina. Che una vi può anche chiamare "andante con gusto", "sale QB" o "Pianista". Ma Asina?
Già.
Che poi diciamocelo, sapete persino che ho un cane terrorista, che mia mamma é una sorta di fattucchiera, che cado nei ristoranti e mi tartasso il viso. Forse vi siete immaginati una me spigliata e allegra e invece vi si presenta Morticia. Magari mi avete immaginata bassa e grassa o alta e magra e invece sono alta e grassa (o bassa e magra). 
Insomma, ci siamo capiti.
Sto per fare il mio debutto in società.
Da domani sarò una nuova blogger.
Avrò un'identità vera.
Un viso.
Una voce.
Un modo di fare.
Avrò persino un nome!
Care Blogger, l'ansia da prestazione sta salendo esponenzialmente. 

PS: Per chi sarà a Cagliari, io sono quella con la rosa rossa in bocca.


MedDiet Camp

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È che io dovrei parlare di olio, pomodori e tradizione. 
Dovrei parlare di prodotti tipici, di cultura del cibo e forse anche di dieta mediterranea.
Dovrei parlare di un weekend a Cagliari dove ho messo muso e denti fuori dal recinto e ho aperto me stessa ad altre 40 food blogger.
Dovrei parlare di quanto sia importante calibrare ciò che scriviamo per poter informare al meglio le persone che, eventualmente, ci leggono. Che é meglio utilizzare prodotti stagionali, magari della nostra regione, boicottando così gli asparagi verdi a novembre e le pesche a febbraio.
Dovrei parlare di quei quattro cuochi così diversi ma così uniti che ci hanno fatto assaporare gusti nuovi per una mattinata intera (e persino delle cozze alle 8.30 O.o).
Dovrei parlare dell’associazione Città dell’Olio, di Carlo Cambi, di Alessandra Guigoni e di Cagliari.
Dovrei.
Ma senza legami, senza amicizie, senza sentimenti cosa ce ne facciamo di una dieta, di un olio di prima qualità o di un pomodoro che sa di sole?
Qual é la base della cucina e del fare da mangiare? 
Esatto. 
La convivialità. La tavola. Poco importa cosa ci sia, l’importante é condividerla con persone con le quali si sta bene. Non mi credete? Provate a stare a tavola con 5 persone insopportabili e mangiare da gran gourmet oppure stare all’osteria con i vostri amici di sempre a mangiare pane, formaggio e vino della casa... Cosa preferite?
Esatto.
E allora, cara Città dell’Olio, cara dieta mediterranea, perdonatemi. Malgardo io vi sia infinitamente grata per l'occasione datami e per quel che ho potuto apprendere, il mio maggior ringraziamento va a quelle 40 meravigliose food blogger che ho avuto la fortuna di conoscere. Che mi hanno spiegato come far funzionare un diaframma, che camminando per Cagliari hanno preferito pasticcerie a negozi di moda, che hanno fatto del cibo il discorso principale dimenticando politica, problemi, drammi, guerre e quant'altro. Che hanno condiviso con me risate, discorsi astrusi, angherie contro intolleranze troppo intolleranti, filosofie su etichette che non vanno date ma soprattutto il mio vero IO.

Vi lascio con qualche scatto, pochissimi, di questi tre giorni. Dire che mi sentivo in soggezione in mezzo a tante reflex usate con tanta maestria é poco. Ma che volete, io sono brava a mangiare... Soprattutto la bomba!



 
 




Paperino VS Gastone

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Ho sempre pensato fosse questione di probabilità.
Me ne ero convinta da bambina leggendo Topolino. In un episodio Paperino partecipava ad ogni e qualsiasi lotteria per battere Gastone, aumentando così la sua probabilità di vincita.
Inutile dire che non vinse mai niente.
E neppure io.
L'unica cosa che guadagnai nell'iscrivermi ad ogni cavolata alle spalle di mia mamma fu quella di ricevere chiamate promozionali no-stop per anni.
Una vittoria mica da ridere.
Poi non é che io sia proprio fatta per giocare.
Al casinò quelle rare volte se gioco €5 e ne vinco €6 mi sento già campionessa ricchezza per cui mollo baracche e burattini e me ne vado. Non proprio l'animo della grande giocatrice d'azzardo. Fortunatamente.
Le lotterie mi annoiano, la maggior parte delle volte dimentico l'estrazione o perdo il tagliando. Alla tombola perdo pazienza al quinto che urla vittoria mentre io ancora navigo in alto mare.
Ricordo che, sempre da bambina (anche se mia mamma direbbe che ero già adolescente, e forse ha pure ragione), per il mio compleanno avevano organizzato un gioco e nemmeno lì vinsi qualcosa. Inutile dire che me la presi a morte abolendo ogni tipo di gioco da quel giorno in poi in occasione dei miei festeggiamenti.
Diciamo che sono sempre andata fiera del motto "sfortuanta al gioco, fortunata in amore".
Per cui, ora, o Lui mi sta piazzando delle corna mai viste con la postina (che non c'é) oppure io, per la prima volta, ho vinto un premio!
Incredibilmente la sottoscritta, grazie ad una fortuna mai vista e alla generosita di Ollidays, se ne tornerà in Sardegna a pappare pasta di mandorle e pecorino come se piovesse.
Giuro, vi porterò tutti con me... Almeno col cuore!

CROSTATA AI FICHI
150g farina (io GF per fare la frolla)
100g burro
80g zucchero
1 uovo + 1 tuorlo
80g mandorle tritate
1 baccello di vaniglia raschiato
1 pizzico di sale
q.b. fichi freschi
  • In una ciotola unire la farina, lo zucchero, le mandorle e i semini del baccello di vaniglia. Mescolare. Unire il burro e lavorare velocemente fino ad ottenere un impasto sabbioso. Unire le uova e impastare velocemente fino ad ottenere un composto omogeneo. Avvolgere nella pellicola, mettere nel frigorifero e lasciare riposare per almeno 30-45 minuti
  • Preparare la crema pasticciera nella maniera che più vi conviene (qui una versione. Mi raccomando, utilizzare la vaniglia vera e non lo zucchero vanigliato come dico io profanamente!)
  • Stendere la pasta a mezzo centimetro di spessore e foderare uno stampo (io due rettangolari). Definire bene i bordi e se necessario pinzarli. Bucherellare il fondo con una forchetta e infornare a 180°C in forno già caldo per 15-20 minuti a dipendenza della grandezza. La frolla deve essere dorata ma comunque chiara. Far raffreddare 
  • Coprire il fondo della torta con la crema pasticciera ormai raffreddata (ed eventualmente con l'aggiunta di un po' di panna) e disporre i fichi come più vi piace. Gustare al più presto





NOTE:
Crostata molto buona, però.  Se fatta in anticipo la crema pasticciera renderà papposa la vostra frolla-ex-croccante. Ovviamente questo con la farina senza glutine che é già di per sé più sfigata. Però evitate di prepararla la mattina per la sera, o almeno, assemblarla all'ultimo.
Ottima anche con altri tipi di frutta.


MEA CULPA

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Caro Blog,

lo so.
Ti capisco bene e non ho scusanti.
Giuro che non ho un amante, non sono passata a wordpress e non ho nemmeno preso in considerazione di iscrivermi a qualche forum culinario.
Non ho nemmeno smesso di cucinare, lo faccio sempre e sempre penso a te.
Intensamente.
So che fatichi a credermi, so che pensi che io sia la solita "tutto fumo e niente arrosto". So anche che questo distacco si ripeterà ancora e poi ancora. So che ne soffri ma sappi che lo stesso vale per me.
Ti vorrei coccolare più spesso, più a lungo. Magari saltellare qua e là tra i nostri blog amici, come facevamo una volta.
Vorrei.
Ma purtroppo il tempo a mia disposizione é quello che é. Le 24h giornaliere vengono risucchiate magicamente e senza che me ne accorga é già finita un'altra giornata.
Così, mio caro Blog, sappi che sei sempre nel mio cuore.
Spero tu possa capire e prometto che casi come questo non si ripeteranno più.

Tua,
Elvira

MINI PITA, GORGONZOLA & ZUCCHINE
200g farina
120g acqua
4g sale
4g lievito fresco
1 goccio di olio d'oliva
1 pizzico di zucchero
q.b. gorgonzola
1 zucchina
  • In una ciotola (o nell'impastatrice) unire la farina, il lievito sbriciolato, lo zucchero, l'olio d'oliva, l'acqua ed il sale. Impastare fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Mettere in una ciotola, coprire con un canovaccio e far riposare per 1h circa
  • Prendere l'impasto e dividerlo in 12 parti uguali. formare delle palline chiudendo l'impasto su se stesso. Far riposare per 10 minuti
  • Prendere le palline e con l'aiuto di un mattarello stenderle in dischi di 1cm di spessore circa. Far riposare per 10 minuti
  • Scaldare il forno al massimo della temperatura (nel mio caso 250°C) con una teglia da forno all'interno che fungerà da pietra refrattaria. Lanciare 3-4 pite alla volta all'interno del forno sulla teglia e chiudere subito il forno. È importante fare in fretta così da non raffreddare il forno. Le pite sono pronte quando si sono gonfiate, circa 1 minuto di cottura. Togliere dal forno velocemente, far riprendere temperatura e cuocere le altre pite
  • Farcire le pite ancora tiepide con un po' di gorgonzola e delle zucchine crude tagliate a rondelle o a bastoncino






NOTE:
Volendo si possono fare anche 4-5 pite più grandi al posto di 12 piccole.
Le pite sono ottime anche con delle polpette di manzo o di agnello o una sorta di kebab. Potete anche farcirle con una tzatziki (yogurt bianco greco, 1 cetriolo grattuggiato e privato dell'acqua di vegetazione, qb aneto fresco tritato, sale e olio d'oliva. Volendo si può aggiungere 1-2 spicchi di aglio schiacciato).

Matematica che passione!

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Quando ho iniziato a mettere le tazzine del caffè nel frigorifero avrei dovuto alzare le antenne.
Invece ho pensato bene di affondare il piede sull'acceleratore incastrando tra le varie serate un corso di biscotti natalizi. Un grande classico, diciamo.
I problemi iniziano subito con grandi richieste per la prima serata e scarse per la seconda. Il tentativo fallimentare di traslare alcune persone da una data all'altra mi ha fatto poi capire che valeva la pena unire le due date.
"Be' farò un corso con 16 persone, che sarà mai?"
Ed é così che arrivo alla vigilia del corso e già mi metto le mani nei capelli.
Sto per fare un corso biscotti con 19 iscritte e un forno solo.
Una parte del mio cervello cerca di convincere l'altra che in fin dei conti non é male, di spazio ce n'é, rubo le teglie da forno qua e là… Ce la posso fare.
La sera del corso sono in palese ritardo, avevo ben pensato di incastrare una capatina dall'estetista (non sia mai che uno faccia il corso biscotti senza pedicure), una dal medico e un caffè con un'amica. Alle 17.30 sono in alto mare, ho ancora l'aperitivo da preparare e i ricettari da imbustare.
Inizia a fare caldo, molto caldo.
Inizio ad essere stressata, molto stressata.
Inizio a pensare che 19 non é un buon numero per una serata biscotti.
Ovviamente secondo le migliori aspettative della legge di Murphy...
Alle 18.24 suona il campanello ed ecco arrivare le prime raggianti iscritte.
Alle 18.35 siamo già in 15 e penso che forse ce la posso fare.
Alle 18.42 siamo in 20 e provo a contare una seconda volta per essere sicura di non aver contato anche me erroneamente.
Alle 18.50 siamo in 22 e sto sinceramente pensando che l'errore delle tazzine del caffè andava preso con più durezza.
Alle 18.59 ormai rassegnata al +2 inaspettato inizio le mie chiacchiere iniziali spiegando che probabilmente qualche iscrizione mi é sfuggita dalle mani ma che comunque ce la faremo. In quel momento, quando anche io iniziavo a crederci di nuovo...
DRIIIIIIIIIIN!
Non parlatemi più di biscotti, ve ne prego.

COOKIES con PEPITE DI CIOCCOLATO(10 biscotti)

125g burro morbido
50g zucchero al velo
50g zucchero grezzo
1 punta di semi di vaniglia
1 pizzico di sale
1 uovo
200g farina (io GF)
1.5 prese di bicarbonato di sodio
100g cioccolato a tocchetti (o gocce)
35g noci
  • Lavorare il burro con gli zuccheri fino ad ottenere un composto cremoso e leggero. Aggiungere i semini di vaniglia, il sale e l'uovo e lavorare per qualche minuto o fino a quando non otterrete una massa omogenea
  • Unire gli altri ingredienti e lavorare in una pasta liscia che risulterà abbastanza morbida. Avvolgere nella pellicola e mettere al fresco per 1h almeno
  • Su una teglia foderata da carta forno fare delle palline di impasto aiutandosi con lo spallinatore da gelato. Lasciare una certa distanza tra un biscotto e l'altro. Se preferite dei biscotti più piatti, schiacciare un po' le palline, altrimenti lasciarle così come sono 
  • Infornare in forno caldo a 200°C per 9-10 minuti. I cookies devono ancora essere morbidi quando escono dal forno. Lasciar raffreddare almeno per 10-15 minuti prima di gustarli





NOTA:
Sono ottimi anche qualche giorno dopo se conservati in un contenitore ermetico. 
Si possono mettere nel microonde per qualche secondo per fargli prendere temperatura e fare in modo che il cioccolato sciolga ancora. Da vera libidine!






Somiglianze

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Che non é poi negativo. O almeno, non così negativo.
Anzi, forse é anche positivo.
Quel che é certo é che é complicato.
"Ciao Renato! Vorrei un bel filetto di manzo" dico al mio macellaio.
Con la coda dell'occhio vedo una signora sui 65-70 anni, distinta, oserei persino dire una bella donna. Quelle con i capelli in forma dalla sera prima, me la vedevo con i bigodini e la spazzola in mano. Rossetto di quel color corallo tipico da nonna che in realtà ho messo sulle mie unghie tutta l'estate… Forse non é così da nonna… o forse nonna sono io.
Vabbe'. Mi fissa.
La sento avvicinarsi, sempre di più.
"Bello quel filetto, cosa ne fai?"
"Pensavo di fare uno chateaubriand stasera" rispondo sorridendo.
Deve essere stata la dentiera a cavallo (la mia) a dare il via ad una discussione infinita sulla provenienza del famosissimo Visconte François-René de Chateaubriand. Ma proprio mentre mi spiegava ogni dettaglio sulla sua fuga dalla Francia si ferma. Mi fissa. Mi scruta.
"Ma tuuuuuuuu, sei la figlia della Flavia????"
Le si illuminano gli occhi, molla il visconte e l'omonimo filetto e inizia una sorta di filippica sulle qualità di mia mamma passando dalla bellezza alla bravura, dalla simpatia all'intelligenza.
Al primo respiro di pausa riesco a staccarmi, ringraziare, pagare e uscire. Non che i complimenti su mia mamma non mi facciano piacere ma al decimo minuto davanti alla vetrina di un macellaio necessitavo una via di fuga.
Esco.
Boccata d'aria.
Quel fresco tipico invernale.
Libera!
"Ma, ma, tu sei l'Elvira?? Caaaara, la tusa da la Flavia…"
Dalla padella alla brace!

CHATEAUBRIAND con SALSA BERNESE (4 persone)

1kg filetto di manzo
40g sidro, aceto di dragoncello o aceto di vino
1 scalogno piccolo (20g)
1 cucchiaio di dragoncello tritato
1 cucchiaio di cerfoglio tritato
1 manciata di grani di pepe nero
80g vino bianco
250g burro
4 tuorli
50g acqua tiepida
q.b. sale e pepe
q.b. olio d'oliva
q.b. erbette
  • Marinare la carne in una teglia con un po' di olio e delle erbette non salate, lasciarla fuori dal frigorifero anche un paio d'ore così da prendere temperatura
  • Prepare la riduzione per la bernese mettendo in un pentolino l'aceto di vino bianco, lo scalogne tritato, il dragoncello, il cerfoglio, il pepe ed il vino bianco. Lasciar ridurre fino ad ottenere un cucchiaio di liquido. Filtrare e lasciar raffreddare

  • A bagnomaria o direttamente in un pentolino lasciar sciogliere il burro così da ottenere del burro chiarificato. Noterete che il burro si dividerà in tre parti: quella superiore é la parte che da' il gusto al burro, quella in mezzo più trasparente é il burro chiarificato mentre quella sul fondo biancastra sono "le impurità" che non vanno utilizzate. Volendo si può utilizzare 180g di burro già chiarificato

  • In una ciotola in metallo sbattere i tuorli con l'acqua tiepida e la riduzione ormai fredda fino ad ottenere un composto ben spumoso. Mettere il tutto a bagnomaria, l'acqua deve bollire ma non deve toccare il fondo della ciotola. Continuare a montare i tuorli fino a quando inizieranno a diventare più corposi. Per evitare di fare una frittata, togliere sovente la ciotola dal bagnomaria e mescolare così che il calore si diffonda bene e non solo sul fondo. I tuorli sono pronti quando sono la massa resta nelle fruste senza cadere e disegna dei ghirigori nella ciotola. A questo punto aggiungere il burro chiarificato (caldo) a poco a poco al composto sempre sbattendo. Vedrete che la massa diventerà sempre più lucida e densa. Finito di aggiungere il burro, aggiustare di gusto con sale, dragoncello e cerfoglio tritati. Riservare sul bagnomaria spento e coperto da un foglio di pellicola

  • In una padella scaldare una noce di burro e rosolare bene il filetto da tutti i lati, compresi gli estremi. Cuocere a fuoco medio per 20 minuti circa per una cottura al sangue (dipende anche dalla grandezza del pezzo). Lo chateaubriand deve avere una bella crosticina all'esterno ma deve rimanere al sangue dentro

  • Servire con un gratin di patate e delle verdure






NOTE:
Volendo si può sostituire il filetto di manzo con lo scamone, un taglio meno pregiato ma sempre squisito.




Tutto sotto controllo

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Che per carità, della bastian contraria ce l'ho sempre avuto.
Pare sia un "dono" del carattere del nonno paterno: se tutti andavano a sinistra, lui sceglieva la destra.
E così succede che mi metto in testa di scrivere un libro a metà ottobre con stampa entro Natale.
Iniziano le dissuasioni da parte di Lui "non stressarti, lavori già come un asino ( ah ah ah ), non hai mai tempo, quando pensi di riuscire ad assemblare qualcosa?".
E mentre la mia testa annuiva il mio cervello già fissava le date per le ricette, le foto e gli incontri con la grafica.
Lei, dal canto suo, era dalla mia.
Temo di aver scelto l'unica sulla faccia della terra (oltre a me) che davanti al precipizio in procinto di cadere può esclamare "be', magari sotto c'é una stazione balneare con tanto di ombrelloni e papere gonfiabili".
"Tranquilla, ce la facciamo! Abbiamo tutto il tempo"
E se lo dice lei, é vero.
Così iniziano le giornate no-stop a fare fotografie, finalmente munita di treppiedi che, ovviamente, non avevo mai utilizzato prima.
Iniziano gli scatti in RAW che fino al giorno prima pensavo fosse un modo per definire la carne da tartare o il pesce da sushi.
Iniziano le infinite scritture di ricette con il supporto di due amiche care e mia mamma per le correzioni del tipo "prendere le uova" quando negli ingredienti di uova non se ne vedevano. Oppure le correzioni per quel piatto tipicamente vegetariano con 1kg di macinata di manzo.
Insomma, mi tocca ammetterlo, qualche segno di stanchezza qua e là si era visto.
Molllare?
Mai.
Il progetto era iniziato e andava terminato.
È così che iniziano gli incontri (rigorosamente telefonici) con la grafica, le ansie indiscusse con Lui che ancora sosteneva che fossi una pazza e la pressione "tempo" sempre più presente.
Il 25 novembre mandiamo in stampa.
Sembra incredibile.
Il 13 dicembre avrò il mio libro.
Stampato.
O meglio.
Avrei dovuto.
All'alba del 16 dicembre sono ancora senza libro.
Passo il mio tempo libero (quale?) al telefono con i tizi della stamperia tra una canzoncina oscena e una tizia che mi ripete a disco rotto "stiamo facendo il possibile per lei". Il resto del tempo lo passo sul loro sito, nella mia area personale, maniaca sullo stato dell'ordine che avanza come i download da Napster negli anni che furono: a 1% a 1%.
Lui ha quel ghigno da "te l'avevo detto", io quello da precipizio misto ombrelloni.
Entrambi aspettiamo il miracolo.

COOKIES AL DOPPIO CIOCCOLATO (12-15 biscotti)

125g cioccolato fondente
125g burro
10g caffé espresso
1 cucchiaio di cacao in polvere
1 presa di sale
125g zucchero grezzo
2 uova
185g farina
1/2 cucchiaino di lievito per dolci
125g cioccolato a pezzi
  • In un pentolino fondere il burro e il cioccolato fondente con il cacao e l'espresso
  • Sbattere con una frusta elettrica (o a mano) le uova con lo zucchero grezzo fino a quando il composto diventa chiaro
  • Unire il cioccolato al composto di uova e zucchero. Mescolare e aggiungere la farina, il lievito e i pezzetti di cioccolato. Amalgamare bene. Mettere in frigorifero per 1h
  • Con l'aiuto di uno spallinatore per gelato (o un cucchiaio) fare delle palle da posizionare sulla teglia (con carta da forno) distanziate tra loro. Come per i cookies normali non c'é bisogno di schiacciarle, si abbasseranno loro in cottura. Cuocere in forno già caldo a 200°C per 9 minuti. Quando escono dal forno i biscotti sono ancora molto morbidi, lasciarli raffreddare almeno 10 minuti prima di assaggiarli
  • Si conservano perfettamente anche per una settimana… Se resistono! :-)







NOTA:
Sono ottimi anche con la farina senza glutine, come al solito, molto più friabili.


Ti concio per le feste

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Forse ci voleva davvero l'antivigilia, quella parte un po' mistica e sacra, per realizzare un sogno.
Forse era un percorso necessario, quello dettato dalla sfiga manco stessi giocando a "giochi senza frontiere" per Cipro.
Forse avrei potuto anche pensarci prima ed evitare di tuffarmi in un progetto più grande di me con un termine fissato a "un mese".
Forse.
Poi tutto d'un tratto dimentichi le notti insonni, le ore passate al telefono a litigare con il mondo, le chiamate delle librerie in attesa, le battute sarcastiche di Lui.
Basta il suono del citofono, un furgone arancione ed ecco di nuovo il sorriso.
Senza nemmeno renderti conto, il tuo primo libro é tra le tue mani.
Peccato non piaccia proprio a tutti!



ALBERELLO NATALIZIO (34 bocconcini)

500g farina bianca forte
17g lievito fresco
1 pizzico di zucchero
20g burro morbido
320g acqua tiepida
9g sale
q.b. semi di papavero, lino, sesamo, zucca,…
  • In una ciotola (o nell'impastatrice) lavorare la farina con il lievito sbriciolato, lo zucchero, il burro, l'acqua ed il sale. Impastare fino ad ottenere una massa liscia ed omogenea. Mettere in una ciotola, coprire con la pellicola e lasciar riposare per almeno 1h, meglio se due o tre
  • Sgonfiare l'impasto, dividerlo in una trentina di bocconcini e formare della palle aiutandosi con il palmo della mano. Preparare dei piattini con all'interno i semi e "immergere" ogni bocconcino per metà, così da "impanarlo". Posizionare ad una ad una le palline sulla teglia munita di carta forno fino a formare un albero (prima una pallina singola, poi due, poi tre e così via), fino a formare anche il tronco. Coprire con un sacchetto di plastica e lasciare lievitare 1h
  • Infornare in forno già caldo a 220°C, nebulizzare acqua all'interno e lasciar cuocere per una 20ina di minuti o fino a quando il pane risulterà dorato



 PS: Buon Natale!!

L'anno dell'Asino

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Ero data per spacciata.
Da tutti.
Avevo controllato ogni sito e giornale pur, ovviamente, non credendoci.
Però.
Quando hai una sorte di croce in testa, seppur messa da chissàchi, un po' di ansia ti viene.
"Anno pessimo per il toro"
"2013 terribile per il toro"
"Toro a dura prova per questo anno nuovo"
E invece.
Un anno ricco di soddisfazioni, di sfide e di motivazioni. Un anno basato sulla crescita personale e professionale, seguita da tanti asinelli volenterosi che hanno saputo regalarmi tante soddisfazioni.
Un 2013 da ricordare come uno degli anni più entusiasmanti della mia vita, seppur non il più facile.
Ma chi l'ha detto che le cose più belle sono quelle più semplici?
E allora, caro Paolo Fox, Novella2000, Oroscopooggi, Segnovincente, ilfuturoin4minuti, cliccaperlasorte, dimmichesegnohaietidiròchisei, e via dicendo, per quest'anno niente oroscopo, niente pianeti allineati, niente stelle ma soprattutto niente propositi.
Tanto anche per quest'anno mi riprometterei le stesse cose:
1. Dieta --> funziona solo per il primo gennaio, causa hangover o per le domeniche sere invernali (ma anche estive) causa eccesso di cibo
2. Palestra --> Come punto 1. Fallisce nell'istante in cui le mie dita vagano sulla tastiera del mac nella pagina google, dopo "fitness" si fondano entrambe in alto a destra: delete
3. Libri --> come posso smettere di comprare (seppur compulsivamente) libri se fanno parte del mio sapere? È un'opera di miglioramento per il mio lavoro, una necessità
4. Foto --> dovrei migliorare. Lo so. Ci provo anche. Ma abbiate pazienza, mie amiche blogger, io non ce la faccio proprio a tenere a bada Lui e Mr Geido alle 20.00 scattando foto improbabili. Per cui, anche per quest'anno, foto e buoi dei paesi tuoi… Sempre in notturna

Non mi resta che augurare a tutti una buona scorpacciata per stasera, tante lenticchie, un bel cotechino, fiumi di champagne (o prosecco che sia), qualcosa di rosso (e non basta il rossetto) e tanto fracasso perché, sappiatelo, l'anno che arriva sarà tosto.
… Arriva il cavallo!
(noto cugino dell'asino…)

ROTOLO AL TÈ MATCHA & CASTAGNE
85g zucchero
4 uova
1 pizzico di sale
90g farina
2 cucchiai di tè Matcha
1 panetto di purea di castagne
250g panna
10ina castagne intere
10g burro
1 cucchiaio di zucchero
  • Preparare il biscotto lavorando i tuorli con lo zucchero (85g) finché la massa risulta chiara. Sbattere gli albumi a neve con il pizzico di sale. Unire la farina con il te matcha e setacciare con un frusta o con un colino. Con l'aiuto di una spatola, delicatamente, unire intercalando gli albumi e la farina al composto di tuorli e zucchero fino ad ottenere una massa omogenea. Spalmare il composto su di una teglia foderata a forma di rettangolo (o quadrato) o sulle apposite forme in silicone. Infornare 6 minuti a 230°C in forno già caldo. Il biscotto non deve essere troppo colorato. Appena uscito dal forno, rovesciare il biscotto su un altro foglio di carta forno, con l'aiuto di un panno umido rimuovere delicatamente il foglio di cottura. Avvolgere di carta pellicola per mantenere l'umidità
  • Preparare le castagne facendo fondere il burro con il cucchiaio di zucchero in una padella, aggiungere le castagne. Far rosolare per qualche minuto, bagnare con un goccio di acqua, coprire e lasciar sobbollire per una decina di minuti (fino a quando le castagne saranno morbide). Scoprire e far evaporare il liquido. Far raffreddare su un foglio di carta forno
  • In una ciotola montare la panna, aggiungerla alla purea di castagne fino ad ottenere una mousse delicata. Unire le castagne precedentemente preparate e raffreddate a tocchetti. Riservare
  • Farcire il biscotto (dal lato più brutto) con la mousse di castagne lasciando un piccolo bordo per poterlo chiudere meglio. Aiutarsi con la carta da forno per chiuderlo in modo più preciso. Avvolgere con della carta alu o pellicola e mettere in frigorifero per qualche ora prima di tagliarlo
  • Servire con dei fiori essiccati 






NOTA:
Al posto di caramellare le castagne utilizzare dei marron glacé, assaggiare di gusto la mousse per evitare che sia troppo dolce



NYE 2013

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Non sono mai stata una fanatica del capodanno, una di quelle con trombetta in bocca e mutandina rossa. Inutile dire che non ho mai visto una piazza gremita di gente e champagne o le 6 del mattino. Almeno, non per capodanno.
Un po' bastian contraria, un po' cocciuta, fissata con l'idea che "la festa é sempre, non un giorno fisso dell'anno".
Mi ritrovo così con Lui a Parigi, nel nostro appartamentino in affitto per la settimana a sorseggiare un Bordeaux acquistato al mattino in uno dei tanti Nicolas della città (e chiamalo poco). Sul tavolo niente foie gras, niente salmone, niente cappone o faraona.
In realtà non c'era nemmeno un tavolo apparecchiato, una tovaglia o delle posate.
Solo noi.
Seduti per terra, gambe incrociate, tavolino basso e una selezione di 10 formaggi da fare invidia alle mie alpi. In una ciotola un quantitativo esagerato di mini patate bollite, due baguette fresche e una mini di champagne in frigorifero per brindare la mezzanotte.
Solo noi.
Perché alla fine poco importa che sia il 31 dicembre o il 6 maggio: squadra che vince non si cambia.







Missione dieta

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GIORNO 3:

A fatica sto reggendo il confronto con il mio mac. E non sto parlando di problemi di sistema, software o aggiornamenti infiniti. Oh no. Sto parlando della fatica nel tenere le braccia in posizione scrittura senza fare smorfie di dolore.
Persino lo stare seduta causa non pochi problemi, al primo movimento sento il quadricipite femorale che mi grida pietà, i polpacci che manco sapevano di esistere si lamentano in continuazione.
Non parliamo degli sporadici colpi di tossi che danno la botta finale ai miei poveri addominali, dimenticati per mesi e improvvisamente sovraccaricati.
Non starò qui ad elencare anche i dolori alle spalle, ai tricipiti, al deltoide e ai tanti altri muscoli dei quali non sapevo nemmeno il nome. Basti sapere che Mr Geido a 13 anni suonati, mezzo zoppo é più in forma di me.
Detto tutto.
O no.
Assemblato al dolore muscolare c'é una simpatica sensazione di fame continua. Eh no, non quella fame a cui stai pensando tu. Quella del tipo "ho un languorino mi faccio un Ferrero Rocher". Eh no.
La mia é quella fame vera, quella dove il tuo stomaco sembra invitato ai rave party peggiori del globo e si dimena come se non ci fosse un domani.
Tu cerchi di placcarlo, di convincerlo che il pasto arriverà.
Ma diciamocelo, finocchi bolliti e carote in insalata non é che siano proprio una grande consolazione.
Almeno, non per me.
Fortuna che almeno una cosa positiva in questo momento c'é, ed é l'escamotage foodblogger. Eh no, per l'ennesima volta, no, non cucino piatti da urlo e li mangio di nascosto mentre Lui non mi vede. No, un minimo di orgoglio ce l'ho anche io. Però, grazie ad un po' di inventiva, un minimo di presentazione (si fa per dire) e qualche trucchetto i tristissimi 60g di riso in bianco con un cucchiaino di parmigiano e insalata si trasformano in un piatto quasi da re.
Ho detto quasi.

PS: Ma perché si fa sempre meno fatica ad ingrassare che non a dimagrire?

FINTO RISOTTO con RADICCHIO (2 persone a dieta -.-)

130g riso Carnaroli
1 cucchiaio di parmigiano
1 radicchio
1 cucchiaino di olio d'oliva
1 scalogno
q.b. sale (leggi POCO)
q.b. pepe
  • In un pentolino antiaderente portare a bollore circa 7dl di acqua, salarla e aggiungere il riso. Fare cuocere fino a quando avrà assorbito tutta l'acqua (attenti a non cuocerlo troppo!), per 18 minuti circa. Mettendo poca acqua il riso manterrà il proprio amido in cottura e risulterà più cremoso pur non avendo aggiunto grassi. A cottura quasi ultimata, mantecare con il parmigiano
  • Nel frattempo togliere le prime foglie al radicchio, tagliarlo a metà e poi a striscioline di 1cm circa. Lavarle e asciugarle con cura. In una padella scaldare un goccio di olio d'oliva, soffriggere lo scalogno precedentemente tagliato e far rosolare il radicchio per qualche minuto. Abbassare la fiamma, aggiungere un goccio di acqua, coprire e lasciar stufare per una decina di minuti. Aggiustare di sale e pepe
  • Servire il finto risotto con il radicchio 












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